L’indagato, zio del presunto killer del cameriere algerino, è accusato di avere aiuto il nipote nell’omicidio
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo Elisabetta Stampacchia ha convalidato il fermo per Kalim El Abed, zio di Alì El Abed Baguera presunto killer di Samir Boudjemai, il cameriere algerino ucciso il 4 novembre scorso a Palermo.
Il cittadino di nazionalità tunisina resta dunque in carcere, sull’accusa a suo carico di avere aiutato il nipote, attualmente detenuto, cercando di coprirne le responsabilità.
Dalle indagini condotte dai carabinieri (coordinate dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal Sostituto Procuratore Vincenzo Amico), infatti, è emerso che Kalim El Abed avrebbe nascosto l’arma del delitto e gli indumenti indossati dal familiare la notte dell’omicidio.
Il fermo di Kalim El Abed era stato emesso perché quest’ultimo stava cercando di fuggire.
La vittima lavorava al ristorante “Appetì”; mentre il presunto assassino in un locale vicino, lungo la via Emerico Amari, nel pieno centro storico di Palermo.
Fra i probabili moventi dell’omicidio si fa strada l’ipotesi secondo la quale tra i due regnava una rivalità molto accesa, al punto da scontrarsi per contendersi i clienti.
La sera dell’omicidio la vittima ha lasciato l’”Appetì” , ed è stato seguito dal presunto assassino che lo ha ucciso con tre colpi di pistola in via Roma, nei pressi del Palazzo delle Poste.
I movimenti dell’omicida però sono stati ripresi dalle telecamere di sorveglianza le cui registrazioni sono state acquisite dagli investigatori.