Palermo, 4 assolti dall’accusa di falso nei finanziamenti ad una ditta

Nicola Scardina
da Nicola Scardina
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Fra gli assolti anche il bagherese Antonio D’Amico, dirigente dell’IPA

Il giudice monocratico della quinta sezione del tribunale di Palermo, Salvatore Flaccovio,

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ha emesso una sentenza di assoluzione nei confronti del dirigente e di una dipendente dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura, nonché di un’imprenditrice e di suo figlio che erano tutti finiti a processo a gennaio del 2020 con l’accusa di falso in atto pubblico.

Nella sentenza, che è stata emessa qualche mese fa, e non essendo stata impugnata è diventata definitiva, emerge che il “il fatto non sussiste”.

Gli imputati assolti sono: il bagherese Antonio Cosimo D’Amico (difeso dall’avvocato Velio Sprio); Angela Fazzari (difesa dall’avvocato Enrico Sanseverino) rispettivamente dirigente ed impiegata dell’IPA; Agata Ferlito anziana titolare di un’azienda agricola con sede a Petralia Sottana e suo figlio Antonio Cappuzzo (entrambi difesi dall’avvocato Sergio Monaco).

L’inchiesta giudiziaria che diede origine al processo risale quasi a dieci anni fa, quando ai 4 imputati venne contestata l’accusa di falso in atti pubblico nella presentazione di una domanda all’IPA volta ad ottenere il finanziamento di 199.950 euro nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013, finalizzato alla realizzazione di un agri-campeggio a Tre Fontane, frazione del comune di Campobello di Mazara.

La motivazione dell’accusa si basava sulla data di presentazione della domanda per accedere ai fondi europei, avvenuta secondo la procura della repubblica di Palermo oltre la data prevista del termine fissato per la scadenza.

L’azienda agricola di Agata Ferlito consegnò l’istanza di richiesta per l’accesso al finanziamento all’IPA nel giorno in cui era fissato il termine ultimo, ovvero: il 22 aprile 2014.

Nel corso delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, iniziate da un esposto anonimo su alcune presunte irregolarità nel rilascio di concessioni edilizie da parte del Comune di Campobello di Mazara, era infatti spuntata proprio la domanda di Agata Ferlito, sulla quale erano presenti due marche da bollo da 16 euro con la data del 22 aprile 2014 e l’ora delle 17.21.

Per gli inquirenti sarebbe stato dunque impossibile che il documento fosse stato consegnato agli uffici dell’IPA entro l’orario di chiusura, e cioè le 14.00, considerando anche la distanza tra Campobello di Mazara e Palermo; e per questo motivo si era ipotizzato che gli atti fossero stati falsificati per agevolare l’azienda.

La Procura della Repubblica aveva chiesto condanne a 4 anni ciascuno per i il dirigente e l’impiegata dell’IPA, e a 3 anni per gli altri due imputati.

Il giudice ha respinto la tesi dell’accusa, accogliendo, invece quella presentata dalle difese dei tre legali che hanno fornito una ricostruzione alternativa dei fatti, e ritenuta non solo ugualmente possibile rispetto a quella in contestazione, ma addirittura più coerente con le prove emerse nel corso del dibattimento”.

Secondo le difese, infatti, le informazioni necessarie per compilare l’istanza da consegnare all’IPA, erano state infatti fornite per telefono da Cappuzzo ad un cugino (che è stato sentito come testimone) che si trovava con l’anziana imprenditrice a Petralia Sottana e che aveva compilato la domanda, si era messo in macchina e aveva raggiunto gli uffici dell’Ispettorato Provinciale all’Agricoltura di Palermo prima che chiudessero.

Come ricostruito nel corso del dibattimento, il Comune di Campobello aveva rilasciato alle 13.00 del 22 aprile 2014 la concessione edilizia alla ditta di Ferlito e l’impiegato che aveva redatto l’atto (sentito pure lui come testimone) ha spiegato di aver concluso l’operazione dopo le 15.00.

«Mi sono recato al Comune di Campobello per la concessione e come immaginavo le cose sono andate un po’ per le lunghe – ha dichiarato Cappuzzo nel processo – «Mi hanno comunicato il numero della concessione, che era il numero 8, e io prontamente ho comunicato a mio cugino il numero. Così lui si è recato nei termini al deposito della cantierabilità negli uffici dell’IPA».

«La copia della concessione mi è stata rilasciata nel tardo pomeriggio e mi sono premurato di portarla all’IPAa il giorno successivo». –ha concluso l’imputato.

Il giudice rimarca che l’orario di consegna “nel tardo pomeriggio è coerente con l’orario riportato sulle due marche da bollo, 17.21”.

L’impiegata dell’IPA Angela Fazzari, inoltre, ha precisato che non rientrava tra le sue mansioni esaminare il contenuto degli atti, dovendo semplicemente attestare il loro deposito e consegnarli al direttore D’Amico, e ha specificato anche che la protocollazione degli atti aveniva il giorno seguente.

A sua volta Antonio D’Amico ha riferito che il ritardo nella produzione degli allegati non rappresentava un problema, poiché era prassi dell’IPA concedere una proroga alle ditte nel caso in cui il ritardo non fosse dipeso direttamente da loro, considerate le lunghe tempistiche degli uffici comunali.

L’assoluzione dei 4 imputati è stata avvalorata, ulteriormente, dalle considerazioni del giudice, come si evince dalla sentenza ormai definitiva: “gli imputati dell’IPA non avrebbero avuto interessi personali nell’attestare il falso, non avendo non solo alcun legame tra loro, ma neppure con gli imprenditori”.

Secondo il giudice in definitiva non ci fu alcun imbroglio nella presentazione della domanda all’IPA per ottenere quasi 200.000 euro nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2007-2013; pertanto il finanziamento pubblico della ragguardevole somma di denaro richiesta dall’azienda di Agata Ferlito è da considerarsi regolare; nonostante il riscontro di un’anomalia nell’indicazione del numero di concessione

«Rimane certamente anomala l’indicazione del numero di concessione nella comunicazione in contestazione, posto che al momento del deposito di tale ultimo atto all’IPA (entro le 14 del 22 aprile 2014) la concessione non era stata formalmente rilasciata, cosa che avvenne dopo le 15.00» – Ha affermato il giudice.

«Ma è verosimile che Cappuzzo abbia saputo informalmente, e in anticipo il numero della concessione, rilasciata solo alle 17.21» – Conclude.

Le conclusioni finali del giudice mettono dunque la parola fine ad una lunga vicenda giudiziaria con l’assoluzione di tutti gli imputati con formula piena.

Nella foto in evidenza: il Tribunale di Palermo.

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