Feliciano Leto, l’impiegato come commesso giudiziario alla Procura di Palermo accusato di essere una talpa al servizio della criminalità, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia alla presenza del GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) Lirio Conti, avvenuto nel pomeriggio di ieri, 8 novembre.
L’ex Pip, difeso dall’avvocato Luigi Miceli, è stato tratto in arresto per favoreggiamento continuato e aggravato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, al termine di un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia.
In base alla tesi formulata dall’accusa, Feliciano Leto, che svolgeva il ruolo di addetto al trasporto dei fascicoli delle segreteria dei PM, avrebbe consultato i procedimenti, fotografato e diffuso in maniera illecita atti coperti dal segreto istruttorio; ed avrebbe anche portato all’esterno le cartelle con i documenti.
Le accuse a carico dell’imputato vertono soprattutto, sul fatto che egli si sarebbe reso disponibile a fornire a diversi personaggi le informazioni sulle indagini in corso, e sulle intercettazioni avviate nei loro confronti.
Si tratterebbe quindi di gravissima fuga di notizie che avrebbe arrecato notevoli danni ad alcune inchieste riguardanti rapine a mano armata, traffico di armi, corruzione e falso.
A confermare i sospetti sulla condotta illecita di Feliciano Leto sarebbe stato uno spyware installato nel suo cellulare che ha registrato ogni mossa e ne avrebbe intercettato le conversazioni con altre persone.
Rimane da chiarire la modalità con la quale Feliciano Leto, sia riuscito a superare i controlli e a potere svolgere così attività illecite nel Palazzo di giustizia praticamente indisturbato.
Leto è genero dell’imprenditore Vincenzo Passantino, titolare di una ditta di trasporti sottoposta a interdittiva antimafia.
La vicenda giudiziaria di Leto si evolverà nei prossimi giorni, quando la difesa presenterà un ricorso al tribunale del Riesame.
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