Pietro Morreale, condannato il 12 ottobre 2022 in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della fidanzata, la 17enne Roberta Siragusa, rimane in carcere in attesa del processo di secondo grado davanti alla Corte d’Assise d’appello di Palermo, fissato per il 9 ottobre.
Morreale aveva richiesto, tramite il suo avvocato Gaetano Giunta, la scarcerazione, ma quest’ultima è stata respinta.
Roberta Siragusa venne uccisa a Caccamo, nel Palermitano, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2020.
Il delitto venne effettuato nel campo sportivo del paese, dopo che la coppia, a causa di un litigio, si era allontanata in auto dall’abitazione di alcuni amici.
Pietro Morreale avrebbe colpito con un sasso Roberta, tramortendola, e poi le avrebbe dato fuoco con la benzina, prima di caricare il cadavere sull’auto ed, infine, gettarlo in un fossato.
La sentenza di primo grado nei confronti di Pietro Morreale si è risolta con l’interdizione legale per la durata della pena, e quella perpetua dai pubblici uffici, imponendogli anche il risarcimento del danno nei confronti di genitori ed altri parenti della vittima che si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Sergio Burgio, Giovanni Castronovo, Giuseppe Canzone, Simona La Verde.
Ai genitori di Roberta Siragusa: Iana Brancato e Filippo Siragusa, Morreale dovrà corrispondere un risarcimento rispettivamente di 225.000 euro e di 229.000 euro; al fratello della ragazza, Dario, 209.000 euro, e alla nonna Maria Barone 117.000 euro.
Sono state, invece, respinte, le richieste di risarcimento da parte di alcune associazioni.
Pietro Morreale dovrà, inoltre, provvedere a risarcire il Comune di Caccamo con una provvisionale esecutiva di 15.000 euro.
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