Con una sentenza della Corte di Cassazione è stata annullata con rinvio la condanna a un anno e 8 mesi rimediata (con il rito abbreviato sia in primo che in secondo grado dall’imputato) per Alessandro Paternostro, coinvolto nell’inchiesta sul cimitero comunale di Bagheria, nel Palermitano.
Nei confronti di Paternostro, titolare di un’agenzia di pompe funebri nonché rappresentante della sua categoria, nell’ambito dell’inchiesta sulle irregolarità al cimitero di Bagheria, grava l’accusa di corruzione: secondo la ricostruzione dei carabinieri avrebbe pagato una somma di denaro al dipendente comunale Pietro Mineo affinché avesse il via libera a trasportare la salma di una donna fuori dal territorio comunale di Bagheria, e di farla seppellire in un altro Comune senza la necessaria autorizzazione.
Secondo l’accusa agli ordini di Mineo, custode del cimitero di Bagheria, si sarebbero mossi alcuni operai comunali che “si sbarazzavano di corpi e cadaveri senza alcuna pietà, pur di guadagnare denaro” ; un’ipotesi confermata dalla Procura di Termini Imerese che trova il movente dell’azione illecita nella considerazione secondo la quale era sufficiente pagare qualche centinaio di euro per evitare che una salma finisse in deposito, in modo da superare la carenza di loculi, arrivata a livelli cronici.
Nell’inchiesta del cimitero di Bagheria finirono coinvolti, oltre a diversi dipendenti comunali anche alcuni titolari di agenzie funebri.
Secondo la tesi della difesa sostenuta dall’avvocato Maurizio Savarese, tuttavia, l’episodio in cui è stato coinvolto Alessandro Paternostro sarebbe semplicemente il frutto di un equivoco: l’imputato avrebbe, infatti, accompagnato un altro impresario funebre che si sarebbe occupato del funerale della donna, e avrebbe anticipato la somma (una specie di mancia), per l’avvocato, e non certo una tangente, al suo collega.
I giudici hanno accolto la tesi del legale di Paternostro, e hanno disposto pertanto che venga istruito un nuovo processo d’appello per le accuse di corruzione e di concussione.
L’imputato è uno dei pochi ad aver scelto il rito alternativo, a differenza della maggior parte degli altri (una trentina circa), che hanno scelto invece il rito normale.