Alberto Monroy Cortez, nato nel 1913 a Palermo e morto nel 1986 a Massachussetts, fu un pioniere in ambito scientifico. Cresciuto in una famiglia nobile siciliana ha avuto la fortuna di frequentare l’università di medicina e specializzarsi in anatomia a Palermo. Nel 1944, imbarcatosi su un aereo militare USA alla volta di Napoli, prende contatto con alcuni ricercatori svedesi e americani presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn.
Giovanni Giudice, suo allievo, scrive: «È tra i pochissimi a capire che l’Italia è rimasta isolata dal mondo anglosassone nel periodo bellico e prebellico proprio mentre si facevano le più importanti scoperte sul DNA e si gettavano le basi per quella che poi sarebbe stata la biologia molecolare. Capisce allora che per colmare un gravissimo bisogna fare due cose: andare immediatamente a imparare direttamente negli Usa, cosa che fa già nel 1949, recandosi per un anno alla Rockefeller University e spianare la strada per l’invio all’estero di tanti giovani che costituiscano un nucleo importante di nuovi biologi, che a loro volta poi assicurino ad altri ancora il trasferimento delle nuove competenze».
Quando torna in Italia fonda l’istituto di Biologia Molecolare presso l’Università di Palermo e il primo Laboratorio di embriologia molecolare del CNR a Napoli. Nel periodo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta Monroe fa di Palermo uno degli snodi della ricerca internazionale conferendole, così, una nuova luce.
Nel mondo scientifico è da sempre conosciuto come “quello dei ricci di mare”, perché ha trascorso gran parte della sua vita a studiare questi ecnodermi ed è riuscito, così, ad effettuare importanti scoperte scientifiche che hanno spianato la strada all’applicazione delle cellule staminali, agli approfondimenti sul DNA e alla cura di alcune malattie dell’uomo, fra cui l’Alzheimer. Innumerevoli furono le pubblicazioni, i riconoscimenti accademici, le lauree ad honorem e i ruoli coperti negli Atenei e nelle accademie del mondo.
Marialessandra Cimò – Palermo Post