Palermo, confermate 7 condanne per gare truccate nella sanità

Nicola Scardina
da Nicola Scardina
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Il tribunale della corte d’appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, ha confermato le condanne per gli imputati coinvolti nell’inchiesta denominata: “Sorelle Sanità”, mirata a fare chiarezza su casi di gare d’appalto truccate nel settore della sanità in Sicilia.

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La sentenza di condanna emanata dai giudici è risultata particolarmente pesante per Antonio Candela, ex direttore generale dell’ASP di Palermo, e per il faccendiere Giuseppe Taibbi.

Nei loro confronti si sono inasprite le pene: 7 anni e 4 mesi per Antonio Candela, ex responsabile della cabina di regia regionale per il contrasto al Covid in Sicilia e 6 anni e 4 mesi per il faccendiere Giuseppe Taibbi.

Ad entrambi gli imputati sono stati inflitti 6 mesi in più rispetto al periodo di reclusione inflitto al giudizio in primo grado.

La Corte d’Appello ha accolto il ricorso del pubblico ministero, in base alla quale un’ipotesi di concussione, caduta in primo grado, è stata riqualificata in induzione indebita a dare e promettere utilità.

I giudici hanno inviato gli atti alla procura per contestare il reato anche a Fabio Damiani, ex manager dell’ASP di Trapani e responsabile della Centrale unica di committenza degli appalti.

Per Damiani è stata confermata la condanna in primo grado a 6 anni e 6 mesi.

Sono state, inoltre, confermate le condanne in primo grado nei confronti dell’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro a 4 anni e 4 mesi; di Roberto Satta, ex responsabile operativo della Tecnologie sanitarie spa a 5 anni e 10 mesi; di Francesco Zanzi, allora amministratore delegato della stessa società a 7 anni e 2 mesi; di Salvatore Navarra, ex presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa a 5 anni e 10 mesi.

L’unico imputato ad essere stato assolto per non avere commesso il fatto è Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia della società Siram, difeso dagli avvocati Marcello Montalbano e Claudio Livecchi.

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