Una donna non era sopravvissuta all’operazione effettuata dall’equipe medica indagata
Nella mattina di ieri, 14 dicembre, a Palermo si è svolta l’udienza preliminare nell’ambito di un procedimento penale in cui sono indagati 11 medici del Policlinico “Paolo Giaccone” che dovranno rispondere all’accusa di omicidio colposo nel contesto di un’operazione effettuata su una donna per asportare un tumore benigno, e nel corso della quale la paziente non sopravvisse.
Il GUP di Palermo Filippo Serio ha rinviato l’udienza preliminare al 23 gennaio 2024.
I medici indagati sono: Giovanni Grasso (medico chirurgo e primo operatore), Paola Montesu e Fabio Torregrossa, entrambi aiuto chirurgo durante l’intervento, e i neurochirurghi Maria Angela Pino, Domenico Messina, Luigi Basile, Antonino Costa, Maria Rosa Gerardi, Carlo Gulì, Domenico Iacolpino e Rosario Maugeri.
La donna che morì dopo la delicata operazione era Daniela Stifanese, che all’epoca aveva 51 anni sposata e madre di due figli.
La malattia che l’affliggeva sembrava all’inizio una forma di depressione ma, dopo una risonanza magnetica, si era scoperto che quel malessere era causato da un tumore benigno, un meningioma alla testa che, per le sue dimensioni, doveva essere trattato chirurgicamente.
L’equipe medica che aveva in cura Daniela Stifanese decise di asportare la massa tumorale solo in parte.
Il decesso della donna avvenne all’ospedale Policlinico 6 giorni dopo l’operazione: il 9 maggio del 2021; i suoi familiari decisero di presentare una denuncia ai carabinieri contro tutta l’equipe medica che l’aveva presa in cura.
La morte della paziente, secondo la Procura della Repubblica di Palermo, sarebbe stata provocata dalla negligenza e dall’imperizia dei medici che seguirono la paziente e per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio.
Secondo la ricostruzione della dinamica in cui si svolse l’operazione chirurgica effettuata il 3 maggio del 2021, attraverso una consulenza dai sostituti procuratori Luisa Vittoria Campanile e Federica La Chioma, i medici Grasso, Montesu e Torregrossa avrebbero asportato soltanto una parte della massa tumorale, e non avrebbero poi provveduto ad eseguire un intervento fondamentale in questi casi: la decompressione, proprio per evitare problemi alla paziente.
La donna già qualche giorno dopo l’intervento, il 7 maggio 2021, avrebbe avuto una grave crisi e sarebbero dunque emersi chiaramente i segni clinici delle sue difficoltà, ma nessuno degli altri medici imputati, secondo l’ipotesi formulata dall’accusa, avrebbe operato correttamente per curarla e così il 9 maggio era deceduta.