Si svolgerà il prossimo sabato, 10 giugno alle 18.00, a Bagheria presso il cortile di Palazzo Cutò, la presentazione del libro: “Il palazzo Cutò di Bagheria”, scritto ed autoprodotto dall’architetto Antonio Belvedere, e che è disponibile nelle librerie, in 2a edizione da metà aprile.
La prima edizione del volume venne realizzata nel 1995, dopo il primo cantiere di restauro delle coperture dell’edificio storico di Palazzo Cutò, che fu diretto proprio dall’architetto Belvedere.
A dialogare con l’autore alla presentazione del libro saranno Antonino Morreale, storico, già docente nei licei di Bagheria; Sabina Montana architetto con un PhD in storia dell’architettura, e docente del liceo classico “B. Croce di Palermo”; e Marco R. Nobile ordinario di storia dell’architettura presso l’università di Palermo.
A coordinare l’incontro sarà Domenico Aiello storico, e docente presso liceo classico “Francesco Scaduto” di Bagheria.
L’evento è patrocinato dall’amministrazione comunale bagherese.

Il Palazzo Cutò
Come si evince dall’eloquente titolo, il libro di Antonio Belvedere ha come tema principale la villa settecentesca ubicata nei pressi della stazione ferroviaria della cittadina nel Palermitano nota come “Città delle Ville”.
L’opera di Antonio Balvedere ripercorre la storia di Palazzo Cutò lungo l’arco di 4 secoli a partire dal periodo in cui venne edificato tra il 1712 e il 1716 da Luigi Onofrio Naselli, principe di Aragona, come residenza estiva.
Nel 1803 la grande “casa d’estate” che era appartenuta ai Naselli d’Aragona venne acquistata da Alessandro La Farina e Filangeri, Principe di Cutò.
Le aquile dei Filangeri presero così il posto dei leoncelli rampanti di casa Aragona, ma nonostante il cambio dei nomi dei proprietari e delle insegne nobiliari, Palazzo Cutò rimase ciò che è sempre stato: anzitutto, una casa di famiglia, un luogo intensamente vissuto, «domus magna ruralis», come venne menzionata nei documenti del primo Ottocento.
L’ultimo proprietario aristocratico, Giuseppe Tomasi di Lampedusa dovette disfarsene, non senza dolore, negli anni che seguirono la prima guerra mondiale, travolto dagli eventi e dai cambiamenti della situazione fondiaria nelle aree circostanti.
La narrazione di Belvedere prosegue nella lunga stagione dell’abusivismo e del caos edilizio iniziata, nel 1925, e che nei decenni successivi avrebbe cancellato parchi e strutture monumentali dello straordinario sito bagherese, a cominciare dal singolare piazzale barocco della Puntaugghia, fino ad arrivare, all’acquisizione di Palazzo Cutò al patrimonio comunale, avvenuta nel 1987, e nel trentennio successivo durante il quale, secondo il pensiero dell’autore l’edificio settecentesco è un’opera da considerarsi “incompiuta”, un contenitore semivuoto, utilizzato (e anche male) soltanto al 10% delle sue possibilità.
Palazzo Cutò ha subito, con il passare del tempo delle manomissioni gravi (cosi come tutta la città d’altronde): un motivo che rende necessario secondo Belvedere, un lavoro arduo: “ricucire le trame spezzate”, colmare le lacune colmabili (un aspetto che riguarda il restauro conservativo), ma anche immaginare un nuovo “volto” per i suoi spazi interni, e un nuovo rapporto con la città in grado di consentire la trasformazione da dimora rurale ad architettura urbana.
Il libro aspira, nelle intenzioni dell’autore, ad essere il punto di partenza per tornare a parlare, e a porre le basi per un nuovo progetto che permetta di investire sul Palazzo Cutò, un monumento cittadino molto importante, ma che rischia seriamente di essere dimenticato.
L’opera “Il palazzo Cutò di Bagheria” è dedicata ai giovani della città.
«Spero ne facciano tesoro, leggendolo con la stessa passione che vi ho messo io per farlo» – la nota particolarmente incisiva che l’autore ha voluto pubblicare sui social.
Cenni biografici su Antonio Belvedere
Nato a Bagheria (Palermo) nel 1955, Antonio Belvedere è un architetto con Master in “Restauro dei monumenti e dei centri storici” conseguito a Leuven in Belgio nel 1994); e un dottorato di ricerca in “Storia dell’architettura e conservazione dei beni architettonici” conseguito in Italia ed in Francia (Palermo/Versailles) nel 2014.

All’attività di libero professionista Antonio Belvedere ha sempre affiancato quella di studioso, e di ricercatore indipendente.
Nel 2016 per la casa editrice Officina di Roma ha pubblicato il libro: “Quando costruiamo case, pariamo, scriviamo”, dedicato all’opera dell’architetto Vittorio Ugo.
Già docente di Storia dell’Arte nei licei di Palermo e Bagheria, vive nella sua amata Sicilia, dividendosi equamente tra i vicoli di Bagheria e i bagli rurali marsalesi.
Fonte: Ufficio Stampa del Comune di Bagheria.
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