Nacque nel 1954 il duo comico siciliano di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, meglio noto come Franco e Ciccio.
Il loro debutto avvenne al teatro Costa di Castelvetrano con uno sketch, la cui durata iniziale era di soli 5 minuti, in cui Ciccio cantava la canzone “Core ‘ngrato” e nel frattempo Franco lo disturbava. Il numero fu un successo: ne fu aumentata la durata e fu portato al Salone Margherita di Napoli.
Fra i due Franco era il tratto esplosivo, inesperto e anche sciocco della situazione mentre Ciccio era la parte logica, colta e quasi aristocratica: la loro comicità riusciva sempre a far ridere senza mai essere volgare o scurrile.
Nel 1960 riuscirono a debuttare al cinema e nel corso della loro lunga carriera furono protagonisti di ben 116 pellicole, riuscendo a lavorare al fianco di colleghi come Domenico Modugno e Lino Banfi. I loro film erano spesso delle parodie e, nonostante non fossero molto apprezzati dalla critica che li considerava opere minori, la coppia riuscì ad ottenere una grande notorietà presso il pubblico. Infatti, a seguito dei loro grandi incassi al botteghino, il cinema li soprannominò la “Coppia d’oro“.
Essendo però due personalità molto diverse fra di loro, sebbene complementari, non mancarono nel corso degli anni alcuni dissidi accompagnati da brevi periodi di separazione. La loro alchimia era unica e soltanto la morte di Franco, preceduta da una lunga malattia, nel 1992 costrinse i due a non recitare più.
Il figlio di Ciccio, Giampiero, qualche tempo fa, ha raccontato: «L’ultimo lavoro in coppia è stato Avanspettacolo su Rai3 (1992); Franchi dopo poche settimane venne ricoverato per poi presentarsi all’ultima puntata. Stava male. E dopo la sua morte papà disse: “Non mi va più”. La morte di Franchi fu una bella botta e improvvisa: il giorno prima della morte andammo a trovarlo in clinica; ho l’immagine di Franco sul letto, con la porta aperta, noi che lo salutiamo da lontano e papà che entra. Si sono parlati, nessuno di noi ha ascoltato e neanche chiesto cosa si fossero detti. Sembrava un momento sacro.”
Marialessandra Cimò – Palermo Post