Con una sentenza emessa dalla Corte di Cassazione sembra finita l’inchiesta che ruotava attorno agli “spaccaossa”, la banda che aveva orchestrato la truffa sui falsi incidenti stradali messi in scena a Palermo; sono state tutte confermate tranne in un caso, infatti, le condanne per uno dei tronconi del processo.
Per otto imputati sono stati respinti i ricorsi, e confermate le condanne in appello.
Nel dettaglio le condanne sono state confermate per: Ermanno Campisi (3 anni e 4 mesi), Emanuela Gallano (3 anni e 8 mesi), Gesuè Giglio (3 anni e 10 mesi), Antonino Di Gregorio (9 anni e 8 mesi), Rita Mazzanares (3 anni e 2 mesi), Giovanni Moncada (un anno un mese e 10 giorni), Fabio Riggio (4 anni e mezzo), Francesco Paolo Sanzo (5 mesi e 10 giorni).
Solo per un’imputata: Patrizia Alaimo, la sentenza emessa in appello è stata annullata con rinvio a giudizio.
I giudici hanno accolto il ricorso della donna, difesa dall’avvocato Franca Gennuso e hanno annullato quindi la condanna a quattro anni e quatto mesi, con rinvio e processo da rifare davanti alla corte d’appello.
L’inchiesta sugli “spaccaossa”
L’inchiesta che diede origine al processo in cui vennero coinvolti i 9 imputati venne avviata dall’operazione denominata “Contra Fides”, condotta dalla Guardia di Finanza il 15 aprile del 2019, e coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Francesca Mazzocco ed Andrea Zoppi.
Come è emerso dagli altri filoni d’inchiesta, le vittime consenzienti della truffa avrebbero percepito poche centinaia di euro per farsi spezzare gli arti, riportando a volte danni permanenti (per tale motivo i membri della banda organizzatrice della truffa vennero chiamati “spaccaossa”), mentre i capi delle varie bande avrebbero intascato migliaia di euro.
Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione, lesioni e frode assicurativa.
Alle vittime sarebbero state rotte gambe e braccia usando pesi da palestra, o mattoni di tufo per simulare le ferite d’incidenti stradali, in realtà mai avvenuti, e riuscire a raggirare così le assicurazioni.
L’attività degli “spaccaossa” si era estesa anche al Nord, portando l’azione degli inquirenti a fare applicare 16 condanne da parte del GUP Clelia Maltese, in un processo in rito abbreviato per fare chiarezza su casi di truffa ai danni di alcune compagnie di assicurazione localizzate nelle provincie di Novara, Torino, Vercelli, e Milano.
In questo processo solo 4 imputati vennero assolti.
Le indagini erano state condotte dagli agenti del commissariato di Brancaccio che lo scorso marzo svelò l’esistenza dell’ennesima banda di spaccaossa, e vennero avviate nell’aprile 2020, quando un uomo cercò di aprire un conto corrente all’ufficio postale di via Galletti a Palermo, utilizzando una carta d’identità taroccata.