La famiglia denuncia: “colpa di un batterio”
La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta sulla morte del noto ristoratore deceduto ieri, a 84 anni al Villa Eleonora Hospital
La morte dell’imprenditore Ippolito Ferreri, avvenuta ieri al Villa Eleonora Hospital di Palermo, dove era stato ricoverato, sarebbe dovuta, secondo la tesi dei familiari ad un’infezione non rilevata dai medici che lo hanno assistito.
In seguito alla denuncia della famiglia di Ferreri, riportata dal Giornale di Sicilia, la procura di Palermo ha aperto un’indagine per fare luce sulla vicenda.
La tesi avanzata dai familiari di Ferreri
Secondo la tesi avanzata dai familiari, durante il ricovero Ippolito Ferreri sarebbe stato colto da una infezione da stafilococco che non sarebbe stata rilevata dal personale medico.
“Porteremo alla luce la verità” – scrive su Facebook, Germana la figlia di Ippolito Ferreri – “affinché tu abbia giustizia e l’accaduto non capiti più ad alcuno. Aiutateci a non seppellire assieme a lui tutti gli errori di valutazione e le inopportune scelte effettuate in questa struttura sanitaria. Mio padre merita di non esser lasciato solo, adesso che non può più difendersi”.
La Procura di Palermo ha disposto il sequestro della salma, e l’esecuzione dell’autopsia.
Ippolito Ferreri e la sua grande passione per la buona cucina
Ippolito Ferreri aveva 84 anni, con una lunga carriera alle spalle come imprenditore di successo, testimoniata dalla gestione di diversi locali dediti alla ristorazione, fra cui: “Chamade”, il “Bar Roney”, “Charme”, frequentati da VIP del mondo politico, e non solo.
Il nome di Ferreri, tra quelli più in voga a Palermo nell’arte culinaria, era fortemente legato ad una grande passione per la buona cucina, al punto da non essere fermata neanche dalla pandemia da Covd-19.
Costretto a chiudere il locale “Charme” a Palermo, nel periodo difficile del lock down, infatti, Ferreri, riprese la sua attività con l’apertura di un altro ristorante: “Ippolito”, in via Mariano Stabile bassa.
Nicola Scardina