È in programma dal 10 al 20 novembre a Bagheria, presso il Museo Guttuso, la mostra fotografica intitolata: “Fragilità ferite”, ideata dalla Scuola Siciliana Stabile di Fotografia, e a cura della professoressa Rita Cedrini, antropologa.
La mostra, che sarà inaugurata nel pomeriggio del 10 novembre alle 17.00, nel corpo C. di Villa Cattolica (sede che ospita il Museo Guttuso), si propone come un “viaggio fotografico” nei disagi sociali.
L’esposizione delle opere fotografiche sarà corredata da un ricco apparato critico e didattico con testi della professoressa Rita Cedrini, del professore Maurizio Carta, ordinario di Urbanistica all’Università di Palermo, e del maestro Antonio Saporito Renier direttore responsabile della Scuola siciliana di fotografia.
All’inaugurazione della mostra, patrocinata dall’amministrazione comunale bagherese, parteciperanno il sindaco Filippo Tripoli, l’assessore alla Comunicazione Giusy Chiello, il maestro Antonio Saporito Renier, la professoressa Rita Cedrini ed il professor Maurizio Carta.
Molto nutrita è la lista di fotografi, oltre al maestro Antonio Saporito Renier, che esporranno le proprie opere: Adriana Butera, Fabio Caltanissetta, Sabina Carnemolla, Elisabetta Carullo, Cristina Cicala, Chiara Gaudesi, Salvatore Giaccone, Monica Guarneri, Raffaella Hopps, Federica Mescolo, Benedetta Pirrone, Antonio Polizzi, Tania Spadafora, Nino Stimolo, e Domenica Tricomi.
L’evento sarà aperto al pubblico dal 10 al 20 novembre 2023, tutti i giorni tranne lunedì 13, dalle 09.00 alle 18.00.
Per ricevere ulteriori informazioni è possibile inviare un’E-Mail agli indirizzi di posta elettronica m.mancini@comune.bagheria.pa.it, e antonio.saporito13@gmail.com.
“Fragilità ferite”: un viaggio fotografico nei disagi sociali
Alla mostra “Fragilità ferite” saranno esposte 36 fotografie delle dimensioni di 50×70 cm, secondo un percorso “immersivo” nel disagio; nel corso dell’evento si svolgeranno numerose iniziative culturali e didattiche, ed eventi collaterali direttamente collegati al tema della mostra di cui verrà fornita puntuale descrizione informativa in seguito.
Particolarmente incisiva è la nota della curatrice Rita Cedrini, in catalogo:
«Le vite ferite disegnano con il corpo ideogrammi che i più non colgono nella frenesia ritmata delle giornate, perché spesso si attraversa la vita senza viverla appieno, perimetrati nel mondo dei nostri interessi. Ideogrammi carichi di pluralità di messaggi e di esternazioni silenziose che non hanno più voce, ma dovrebbero far ancora più rumore nelle e alle coscienze.
Le fotografie raccontano, attraverso la forza del bianco e nero, l’oltraggio della dell’intimità violata che non è solo fisica; la fiducia saccheggiata; l’angoscia che corrode le certezze; l’indigenza che mortifica la dignità di uomo; la tecnologia che, pur collegando l’individuo con il mondo, fa stringere il vuoto; la droga sirena ammaliatrice che distrugge; il distacco che recide legami; l’indifferenza che offende e nega la persona; la dignità che viene vilipesa; il bullismo che tarpa le ali alla gioia di vivere; la prevaricazione che mozziconi di mani, rimando di un manichino che ammiccherà in qualche vetrina, richiamano a quante mani continuano a chiedere aiuto, a quante mani dall’ombra si stagliano ad affermare la fragilità di una presenza.
Scatti che raccontano di quante ferite l’umanità di ogni continente, di ogni etnia, di ogni fascia generazionale porta i segni.
Segni fisici e segni nell’anima che il tempo non cancella perché sono incisi con il marchio del più infamante dei reati: la violenza dell’uomo sull’uomo.
Accade così che quel noi protettivo diventa un io invisibile dove non c’è bastone su cui appoggiarsi nell’incedere nella pietraia. […] La mostra vuole porsi come pausa nel nostro incedere quotidiano, per volgere lo sguardo a quelle vite parallele che scorrono accanto alla nostra, vite che scorrono senza il computo dei giorni, che portano impresse sui volti la ferite della loro storia. Perché, pur se in un click, la loro dimensione umana torni a essere persona, in un atto d’amore che è dono, che pulsa di vita».
Fonte: Ufficio Stampa del Comune di Bagheria.
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