Una casa di riposo lager. Era questo il “Bell’Aurora” di Palermo di via Emerico Amari per gli anziani che vi alloggiavano.
Umiliati e maltrattati, al posto di essere accuditi con dolcezza e amore, gli ospiti avevano ricevuto addirittura la solidarietà di Papa Francesco che, attraverso la Segreteria di Stato del Vaticano, aveva inviato una missiva alle vittime.
A seguito del primo grado di giudizio con rito abbreviato, la Corte di appello di Palermo, presieduta da Vittorio Anania, ha confermato quindi le condanne per la titolare e le operatrici protagoniste delle violenze.
Nello specifico, il collegio ha confermato le condanne a 8 anni di Maria Cristina Catalano, responsabile della casa di riposo, a 6 anni di Antonia Di Liberto, a 4 anni e 5 mesi di Rosaria Florio, a 4 anni e 2 mesi di Anna Monti e Valeria La Barbera e a 3 anni e un mese di Vincenza Bruno.
Confermato anche il risarcimento in favore delle parti civili, fra cui i parenti della suocera del pentito Gaspare Spatuzza, anche lei vittima dei continui maltrattamenti tanto che, secondo l’accusa, era deceduta perché non sarebbe stata assistita per tempo dagli operatori della casa di riposo.
L’OPERAZIONE “RIPOSI AMARI”
Nella casa di risposo “Bell’Aurora” vigeva un vero e proprio regime di terrore. «Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, così la smetti», «Devi stare zitta, muta», «Devi morire, buttare veleno…» sono alcune delle frasi pronunciate dalle operatrici ai degenti e portate alla luce delle intercettazioni.
Gli anziani erano costretti a vivere in uno stato di costante soggezione e paura, tale da generare in loro uno stato di totale esasperazione fino, in alcuni casi, al compimento di atti di autolesionismo. Non solo mortificazioni psicologiche, tra l’altro, ma anche percosse e violenza fisica hanno accompagnato il soggiorno degli ospiti.
Un campionario di crudeltà documentato in due mesi dalle immagini delle telecamere piazzate di nascosto dai militari della Guardia di Finanza nella casa di riposo e che aveva convinto lo stesso G.I.P. presso il Tribunale di Palermo a segnalare «l’urgenza di interrompere un orrore quotidiano».
L’operazione “Riposi amari”, condotta dai finanzieri palermitani e coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Anna Battaglia, aveva portato ai sei arresti nell’aprile del 2020, in pieno lockdown. Per evitare, però, che gli anziani si ritrovassero dall’oggi al domani senza assistenza, la casa di riposo era stata posta in amministrazione giudiziaria e affidata all’avvocato Marco Zummo.
Claudia Rizzo – Palermo Post