La Bugatti Tipo 30 è un’auto d’epoca che si avvicina al centenario dalla sua creazione. Il modello, infatti, è stato creato agli inizi degli Anni Venti ed ha lasciato a bocca aperta per la sua classe, la sua innovazione sportiva e la sua versatilità. Infatti, Tipo 30 si è distinta sia come auto da strada che per meriti sportivi. Andiamo a vedere un po’ la sua creazione e le sue caratteristiche tecniche.
Da sette esemplari nasce una meraviglia
La Bugatti Tipo 30, creata agli inizi degli Anni Venti, è stata la prima vettura ad avere un motore di otto cilindri. Tuttavia, la sua nascita ha reso necessaria molta sperimentazione, durata quattro anni e che ha richiesto l’utilizzo di ben due modelli precedenti.
Il primo modello è stato Tipo 28, nato nel 1921 per poi passare direttamente al Tipo 29. Quest’ultimo, è servito esclusivamente per saggiare le caratteristiche necessarie a quella che sarebbe poi diventata la Tipo 30. La Tipo 29, infatti, è stata prodotta nel ristrettissimo lotto di sette vetture, inviata in pista al Gran Premio di Francia ed infine è stata sostituita dalla numero 30 a soli pochi mesi dal suo lancio.
La casa automobilistica francese ha finalmente lanciato sul mercato questo gioiellino ad otto cilindri. Questo modello nasceva montato su un telaio a longheroni e traverse costruite in acciaio, lunghe 2,85 metri di interasse. All’interno, ritroviamo le sospensioni della Tipo 29 mentre l’impianto frenante era carico di novità. Infatti, per la prima volta in una Bugatti troviamo i freni a tamburo anche nell’avantreno. Inoltre, mentre i freni posteriori continuavano ad usare il solito sistema a cavo, quelli anteriori erano a comando idraulico. Questa si rivelò una scelta rivoluzionaria ma troppo ante-litteram, in quanto la tecnologia ancora non era affinata e presto si tornò ad un metodo più tradizionale per sistemare i problemi di affidabilità.
Un motore rivoluzionario
Pasiamo ora al motore. Anche questo elemento fu derivato dal Tipo 29, dalla quale ereditò l’architettura generale biblocco ad otto cilindri con testate fisse in linea, tre supporti di banco, le misure di alesaggio e corsa ed anche la cilindrata di 1991 centimentri cubi. Inoltre, er presente anche la distribuzione ad un asse a camme in testa con un cilindro a tre valvole.
Per nutrirla, Bugatti affidò l’alimentazione a carbutatori Solex o Zenith, mentre l’accensione rimaneva del tipo a magnete.
La versione stradale vedeva utilizzabile 75 cv di potenza massima a 4000 giri al minuto. Pare evidente che il suo potenziale sia stato ridotto affinchè l’auto fosse fruibile nella quotidianità mantenendo tuttavia delle prestazioni decisamente alte, per l’epoca. Non dimentichiamo che siamo negli Anni Venti!
Tuttavia, niente è perfetto e sicuramente non lo era questo gioiellino. Il problema principale, infatti, era che le sue prestazioni in ambito di velocità non migliorarono quanto avrebbero dovuto rispetto al Tipo 30. C’erano però altri miglioramenti. Un esempio ne è la fluidità di marcia, grzie ad un apporto di coppia motrice con grande sensibilità, trasferita al treno posteriore delle ruote tramite un cambio a quattro marce con frizione multidisco in umido.
Bugatti Tipo 30: carrozzeria sportiva
Abbiamo detto che il Tipo 30 di Bugatti si distingueva per la sua versatilità. Infatti, come già il Tipo 29, anche il Tipo 30 si fece apprezzare sia in strada che nello sport. L’auto era disponibile sia in monoposto che a due posti, e di diverso rispetto al tranquilo modello per la strada, era proprio la carrozzeria, oltre ad una potenza finalmente lasciata a briglia sciolta.
La gamma di carrozzerie disponibili era una placida selezione per modelli stradali. Fra queste, le carrozzerie più richieste erano quelle torpedo a quattro posti e la cabriolet.
L’utilizzo sportivo, invece, richiedeva un abbinamento ad un telaio con passo accorciato a 2,52. Il motore poteva raggiungere una potenza fra i 90 ed i 100 cavalli. Gli esemplati inviate in competizione si misero in luce anche in F1. Infatti, la Bugatti Tipo 30 corse il Gran Premio di Francia a Strasburgo nel 1922.
Finisce qui la storia di quest’auto dai due volti, sportivo e stradale, prodotta in circa 600 esemplari sino al 1926, prima di cedere il passo ala Tipo 38.
Silvia Giorgi – Palermo Post