Angelo Sicilia, come mai hai scelto di fare il Puparo, un mestiere che sa di antichissimo, in un mondo digitale?
Ci sono diversi motivi, ma il principale è che avrei dovuto lasciare la Sicilia tanti anni fa se avessi voluto vivere con uno stipendio a fine mese, ma non volendolo fare ho deciso di inventarmi un lavoro coniugando le mie più grandi passioni: le tradizioni popolari e l’impegno civile. Ho voluto scommettere su me stesso e sulla possibilità di innovare il teatro dei pupi. Una scommessa che fino ad oggi ho vinto, perché faccio un lavoro che amo, mi da da vivere e, sebbene impieghi quasi tutto il mio tempo, mi regala tantissime soddisfazioni.
Ci spieghi come hai coniugato impegno civile e tradizioni popolari?
Portare il mio teatro nelle scuole è stato il principale obiettivo proprio per proseguire il mio impegno civile contro la mafia, nel modo che ritengo più efficace per i miei mezzi. Attraverso il teatro dei pupi ho continuato a fare antimafia sociale, così è nata l’opera dei pupi antimafia che consiste nell’innestare nella tradizione un repertorio contemporaneo, dove gli eroi, al posto dei paladini di Francia, sono personaggi come Peppino Impastato o Don Pino Puglisi. Qualcosa che faccia conoscere le storie di questi straordinari siciliani innanzi tutto ai più piccoli, con cui l’opera dei pupi si rivela essere uno strumento efficacissimo. Perché l’opera dei pupi, fin dalla sua nascita, era il teatro dei poveri, in cui devi utilizzare un linguaggio molto diretto, cosa che ci consente di interagire moltissimo con i giovanissimi. La quasi totalità delle compagnie racconta la storia dei paladini di Francia, noi mettiamo in scena, oltre ad alcuni spettacoli tradizionali e ai pupi antimafia, anche opere che non si fanno più da tanti anni: come i beati paoli, o le storie shakespereane, ma anche novità come la storia di Martin Lutero o l’iniziativa di portare la shoah, con la storia di Calogero Marrone deportato siciliano che morì a Dacau nel 1945. Ma anche le farse tradizionali come “Nofrio e Virticchio”, che abbandonano il linguaggio scurrile e raccontano ai più piccoli come si rideva una volta.
Angelo Sicilia non provieni da una tradizione familiare di pupari, un mestiere che in genere si è quasi sempre tramandato di generazione in generazione, come sei stato accolto dalla comunità siciliana?
Direi molto bene, ritengo di avere un buon rapporto con tutti e ci tengo a dire che il movimento dell’opera dei pupi è molto più grande e attivo di quello che ci si potrebbe immaginare. Ci sono una quindicina di compagnie attive presenti nel messinese, nel palermitano, nel catanese, nel siracusano e nel trapanese. Stiamo anche provando a costruire delle sinergie facendo dei cartelloni che possano mettere insieme le nostre forze.
Giorno 20 Luglio inaugurerai il laboratorio artistico Roncisvalle a Cefalù. Ci parli di questa nuova avventura?
Il 20 apriamo con una presentazione per istituzioni e tour operator, ma da Sabato 21, quasi ogni giorno, ci saranno spettacoli che faremo in collaborazione con la fondazione museo mandralisca, che ci ospita e il patrocinio del comune di cefalù, aperti a tutti coloro che vogliono conoscere L’Opera dei Pupi, che è patrimonio dell’UNESCO dal 2011. Anche per questo abbiamo voluto scegliere una Città patrimonio UNESCO per l’architettura arabo-normanna. E poi a Cefalù non c’è mai stato un teatro dei pupi stabile, qui in passato le compagnie venivano per qualche mese e poi lasciavano il paese. Abbiamo deciso di colmare questo vuoto e devo dire di avere avuto una straordinaria accoglienza da parte delle istituzioni cittadine. Ci tengo però a precisare che il laboratorio artistico Roncisvalle non sarà solo un teatro di pupi, ma un luogo aperto in cui si potrà vedere come si costruiscono i pupi, come nascono le nostre storie, come si allestiscono le scenografie, insomma si vedrà come nasce un’opera dallo straordinario artigianato artistico siciliano.
Per ultimo voglio chiederti quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Sicuramente far conoscere ancora di più i nostri spettacoli, che è una cosa impegnativa per una realtà come la nostra, che è assolutamente indipendente e autofinanziata. Vogliamo farlo anche per far conoscere storie straordinarie di siciliani caduti lottando la mafia, uomini come il giudice Livatino o il poliziotto Natale Mondo, che spesso il grande pubblico sconosce. Vorremmo, e già abbiamo i primi appuntamenti, uscire dalla Sicilia per rappresentare, in Italia e all’estero, le storie dei figli migliori di Sicilia.
Simone Di Trapani – Palermo Post