Immagini di Andrea Nocifora e montaggio di Alessandro Riva
Parcheggi selvaggi, marciapiedi divelti o inesistenti, carenza di scivoli, mancanza di segnaletica orizzontale, immondizia non raccolta che impedisce il passaggio e veicoli a due ruote che sfrecciano non curanti dei passanti: sono questi alcuni fra gli ostacoli che a Palermo rendono la vita dei pedoni un incubo. Anche fare una semplice passeggiata, con tutte queste barriere, diventa infatti una vera e propria impresa.
A nulla è servita la “Settimana Europea della Mobilità”, che avrebbe dovuto sensibilizzare Amministrazione e cittadinanza. Si è conclusa da due mesi ma la città, fra dibattiti e polemiche che come sempre vedono il tram protagonista, continua a essere maglia nera con il suo parco auto che non accenna a diminuire. Neanche la pandemia è riuscita a risolvere quell’atavica piaga del traffico di cui si parlava in “Johnny Stecchino” già nel 1991.
Dopo quasi vent’anni, grazie agli studi elaborati da Tom Tom Index, scopriamo che nel 2020 è addirittura salita sul podio risultando la città più congestionata d’Italia. Ancor prima di Roma, quindi, che deteneva il primato da anni e che per tanto tempo era riuscita a far peggio di varie metropoli a livello mondiale.
Un “premio” che fa rumore, quello dell’inquinamento acustico di sottofondo che allieta quotidianamente le nostre giornate, e che non dà tregua a chi vorrebbe vivere in una città a misura di piedi.
Secondo le ricerche di fine 2019 riportate dall’Ufficio statistica del Comune di Palermo il numero di autoveicoli circolanti si è attestato infatti a quota 393.544, con un incremento dello 0,6% rispetto al 2018. Nei dieci anni compresi fra il 2009 e il 2019 il numero è aumentato di 7036 unità (+0,2%) e il tasso di motorizzazione è progressivamente risalito fino a raggiungere l’attuale livello di 59,81 auto per 100 abitanti.
Una cifra da capogiro che sicuramente non aiuta quegli ostinati pedoni che non vogliono rinunciare al proprio mezzo di locomozione naturale. Com’è la loro vita nel capoluogo palermitano? È quello che ci siamo chiesti e che abbiamo voluto documentare, provando noi stessi a capire le difficoltà che vivono ogni giorno in giro per la città. Soprattutto se con passeggino a seguito.
Siamo nell’Ottava circoscrizione, in quella che viene comunemente immaginata come “il salotto di Palermo” e che, soprattutto negli ultimi tempi, a tutto fa pensare fuorché a un salone. Partiti da via Principe di Paternò e arrivati in via Giusti, abbiamo deciso di utilizzare un passeggino vuoto perché alcuni tratti, privi di marciapiede, diventano molto pericolosi.
Nonostante il percorso si dovrebbe fare in soli 6 minuti, abbiamo impiegato il doppio del tempo, giungendo a destinazione pieni di sconforto e col pensiero a chi ogni giorno non può muoversi liberamente a causa di mancanze amministrative e responsabilità collettive che, insieme, rendono Palermo ancora oggi ben lontana dall’essere a misura di tutti.
A conclusione di una passeggiata che si è rivelata stancante e a volte rischiosa, ci siamo quindi chiesti: che senso hanno le piste ciclabili accanto a marciapiedi inutilizzabili o addirittura assenti? Che senso ha parlare di mobilità sostenibile se il diritto a muoversi liberamente e autonomamente non è garantito a tutti? Che senso ha parlare di sharing mobility se Palermo è una trappola in cui camminare per i pedoni è praticamente impossibile?
Claudia Rizzo – Palermo Post