Nella giornata di mercoledì, 29 novembre a partire dalle 16.00, a Bagheria, si svolgerà la cerimonia d’inaugurazione di una targa dedicata al poeta Ignazio Buttitta, collocata sull’uscio della sua storica bottega situata sul Corso Umberto I.
La cerimonia di scopertura della targa è organizzata dalla Fondazione Buttitta e dall’amministrazione comunale bagherese, con la collaborazione della famiglia del poeta bagherese, scomparso nel 1997.
A scoprire la targa sarà il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli, alla presenza del vicesindaco e assessore alla Cultura Daniele Vella, e del resto della Giunta.
Alla cerimonia inaugurale parteciperanno, inoltre, la professoressa Flora Buttitta, il professore Emanuele Buttitta, e la dottoressa Nara Bernardi, nipoti del poeta.
Saranno presenti all’evento anche il professore Rosario Perricone, direttore del Museo Internazionale delle Marionette “Antonio Pasqualino”, la dottoressa Claudia Urzì, ed il professore Salvatore D’Onofrio.
Poco dopo la cerimonia sarà possibile visitare la “putia” (bottega in dialetto siciliano) luogo che per Bagheria di fatto è un patrimonio storico e culturale, in cui il poeta bagherese era cresciuto, che venne ereditata dal padre, il primo a lavorarci.
Saranno previsti poi dei giorni di apertura per permettere a turisti e visitatori di poter ammirare la storica bottega dove Buttitta vendeva generi alimentari, e che ebbe il merito averla trasformata in una sorta di cenacolo della cultura, nonché di luogo di incontro e confronto fra letterati.
L’evento sarà arricchito ulteriormente da un recital in cui si declameranno le poesie più note di Ignazio Buttitta.
Al reading parteciperà anche il professore Salvatore D’Onofrio., che ha curato l’allestimento fotografico all’interno della “putia”.
È prevista anche l’esibizione di Massimo La Rosa, trombonista solista di fama internazionale, già primo trombone dell’Orchestra del teatro “La Fenice” di Venezia, e Principal Trombonist della Cleveland orchestra; attualmente è primo trombone dell’Orchestra Sinfonica Siciliana.
Cenni biografici su Ignazio Buttitta
Ignazio Buttitta, nato il 19 settembre 1899 a Bagheria, dove morì il 5 aprile 1997, è il più conosciuto dei poeti contemporanei che hanno scelto di esprimersi in siciliano, raggiungendo una fama che si estendeva oltre i confini della Sicilia e dell’Italia, fino a raggiungere alcuni paesi europei.
Le sue opere traducono in versi un intero secolo di storia sociale, politica ed intellettuale della Sicilia, in modo esplicito, manifestando così l’impegno nelle cause e nelle conseguenze del disagio economico delle classi subalterne.
Ignazio Buttitta ha vissuto in prima linea: le lotte contadine, le due guerre, l’antifascismo, la lotta contro la mafia e la classe politica post-bellica. Egli concepiva con chiarezza, e viveva con determinazione, la letteratura come visione che si fa ragione, coscienza dell’ascoltatore, del lettore; quindi, progetto da agire nella realtà.
Maschio di una coppia di gemelli, Buttitta viene dato a balia e trascorre un’infanzia travagliata, di cui rimane eco nella sua poesia. Sin da ragazzo, conseguita la licenza elementare, lavora nella salumeria del padre. Nel 1917 è chiamato alle armi, e con i ragazzi del ‘99 partecipa alla difesa del Piave.
Ritornato in Sicilia, frequenta Giuseppe Pipitone Federico, Luigi Natoli, Giuseppe Nicolosi Scandurra, e numerosi altri poeti e intellettuali del tempo.
Nel 1922 è tra i fondatori del circolo di cultura “Filippo Turati”, che pubblica il foglio settimanale “La povera gente”.
Il Primo maggio del 1922, il Circolo promuove una grande manifestazione per ottenere la giornata lavorativa di otto ore.
Il 15 ottobre dello stesso anno, vigilia della Marcia su Roma, Buttitta è a capo di una sommossa popolare contro l’irrigidimento del dazio comunale, che gli costa l’arresto insieme ad altri collaboratori del settimanale.
Nel 1924, in occasione delle elezioni politiche, presenta la lista del Partito Socialista, ma aderisce immediatamente dopo al Partito Comunista, in cui milita fino a lungo.
Nel 1923 esce la sua prima raccolta di versi dialettali: “Sintimintali”, e nel 1928 il poemetto “Marabedda”.
Dal 1927 è condirettore, insieme a Giuseppe Ganci Battaglia e Vincenzo Guarnaccia, del mensile palermitano di letteratura dialettale “La trazzera”, che viene soppresso nel 1929 dal Regime.
Allargato il commercio paterno, conosce in treno la sua futura sposa Angela Isaja, una maestra elementare, da cui ha quattro figli.
Fra di essi, Antonino Buttitta morto nel 2017, noto antropologo ed esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, e Pietro, famoso giornalista e scrittore, morto nel 1994.
In questi anni, le sue poesie compaiono nel quindicinale isolano “Il Vespro Anarchico”, che sotto la guida di Paolo Schicchi conduce una veemente campagna antifascista; poi, in fogli clandestini.
Nel 1943 decide di trasferirsi a Codogno, in Lombardia. L’invasione della Sicilia da parte degli Alleati gli impedisce di ritornare all’Isola per salvare quel che resta della sua attività commerciale.
Costretto a rimanere in Lombardia, si impegna attivamente nella lotta partigiana nelle Brigate Matteotti, di ispirazione socialista, attraverso cui si riavvicina al PSI, e viene due volte arrestato.
Dopo la Liberazione, può finalmente tornare in Sicilia. Qui trova i suoi magazzini e la sua casa saccheggiati.
Decide quindi di tornare in Lombardia, dove lo attendono la moglie ed i figli, e dove eserciterà poi l’attività di rappresentante.
In Lombardia, ha la possibilità di frequentare assiduamente Salvatore Quasimodo ed Elio Vittorini. Di Quasimodo è la traduzione della raccolta “Lu pani si chiama pani”, edita nel 1954.
Solo a metà degli anni cinquanta, rientra definitivamente in Sicilia, stabilendosi nel suo paese natale. Affidata l’attività commerciale a terzi, può finalmente dedicarsi intensamente alla produzione poetica e portare la sua poesia fra la gente.
Nel 1956, in occasione del III Congresso Nazionale di Cultura Popolare, viene pubblicato il “Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali”, noto anche per l’interpretazione che ne ha dato il cantastorie Ciccio Busacca, e nel 1963 la raccolta “Lu trenu di lu suli”, contenente anche il poemetto “La vera storia di Salvatore Giuliano”.
Nel 1963 comincia la sua collaborazione con la casa editrice Feltrinelli che pubblicherà le raccolte “La peddi nova” (1963), “La paglia bruciata” (1968), “Io faccio il poeta” (1972), “Il poeta in piazza” (1974), “Pietre nere” (1983).
Nel 1982 compare il volume “Prime e nuovissime”, che raccoglie molti dei suoi primi componimenti.
Buttitta si è dedicato anche al teatro: ha realizzato insieme a Giorgio Strehler lo spettacolo “Pupi e cantastorie di Sicilia”, messo in scena a Milano nel 1956.
Nel 1972 gli è stato assegnato il Premio Viareggio; 8 anni dopo gli è stata conferita, presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo, la Laurea honoris causa in materie letterarie. Le poesie di Buttitta sono state tradotte in Francia, Spagna, Grecia, Romania, Cina, Russia.
In sua memoria, il figlio Antonino diede vita alla Fondazione “Ignazio Buttitta”, tuttora attiva.