Non parole ma immagini.
Dovrebbe essere questo il modo di ricordare Letizia Battaglia, la fotogiornalista nata e vissuta a Palermo, una città che ha amato, con cui ha sofferto, da cui è scappata ma in cui è sempre tornata.
Nel 1970, trasferitasi a Milano, iniziò a collaborare con alcune testate giornaliste che le chiesero di accompagnare il proprio lavoro con delle foto: è questo il momento in cui iniziò la sua passione per la fotografia.
Nel 1974, tornata a Palermo, cominciò a collaborare con il quotidiano L’Ora e si trasformò nella voce delle stragi di mafia. Fu così una delle prime a raccontare ciò che accadeva per i sanguinosi vicoli della città. Furono innumerevoli i suoi scatti e fra questi si ricordano quelli all’hotel Zagarella che riprendevano insieme Giulio Andreotti e il mafioso Nino Salvo; la morte di Cesare Terranova, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie; l’arresto del feroce boss mafioso Bagarella. Immortale è quella che raffigura l’uccisione del Presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, davanti alla moglie e alla figlia nel 1980.
La macchina fotografica di Letizia era una lama pronta a scuotere gli animi e a recidere il male che, in quei tempi bui, dilagava prepotentemente a Palermo.
Sebbene sia sempre stata pronta a immortalare gli orrori a cui assisteva, rimase paralizzata prima dinanzi alla morte di Rocco Chinnici e poi davanti i brandelli del corpo di Paolo Borsellino. Come lei stessa ha affermato:”Queste fotografie mancate pesano sulla mia coscienza molto di più delle centenaia che ho fatto, perché le altre immagini posso condividerle con il mondo mentre queste sono nella mia testa e mi fanno soffrire molto più delle altre.”
Letizia non fu soltanto testimone di tali atrocità ma ebbe anche una profonda attenzione per le bambine, che rappresentano ciò che può essere ma che ancora non è: un mondo nuovo, una vita che pulsa e che è pronta ad esplodere.
Nel corso della sua illustre carriera fu insignita di prestogiosi riconoscimenti internazionali come il premio Eugene Smith, ma il suo unico e vero obiettivo è sempre stato quello di informare le persone ed è stata ben lontana dal voler scattare una foto che fosse semplicemente bella.
Ciò che mancherà più di questa grande donna è la sua voglia di vivere e di rivoluzionare il mondo.
Marialessandra Cimò – Palermo Post