Terrasini ricorda Giuseppe Ruffino a due anni dalla morte

Redazione
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A volte nella vita si ha la fortuna di incontrare delle persone che riescono in un modo o nell’altro a lasciare un forte segno. Questo è stato, per chi lo ha conosciuto, Giuseppe Ruffino.
Giuseppe Ruffino nasce a Terrasini il 19 agosto del 1948, ultimo di quattro fratelli.
Per molti anni svolge il lavoro di maestro elementare, appassionando e ispirando tanti alunni che ancora lo ricordano con affetto e immensa stima.
Noto è anche il suo interesse per le dinamiche politiche, sociali e ambientali riguardanti il paese e non solo.
Amico e compagno di Peppino Impastato, da giovanissimo lo affianca nelle sue prime lotte.
Milita per lungo tempo nella sede locale del PCI e nel 1993 ricopre la carica di assessore alla pubblica istruzione e ai beni culturali. All’esperienza di impegno politico si aggiunge il suo grande amore per il giornalismo, grazie al quale nasce negli anni ottanta il quotidiano Terrasini Oggi che tiene più attivo che mai, trattando ogni tipo di tematica legata ai paesi di Terrasini e Cinisi.
La sua penna pungente e la sua spiccata ironia sono alla base dei suoi numerosi articoli di denuncia, tra i quali, quelli legati al rischio di straripamento del torrente Furi:tra il 15 e il 16 novembre 1987 scrive “E se il Furi si infuriasse…?”,e poi “E il Furi si infuriò”.
A due anni dalla prematura scomparsa di Giuseppe Ruffino, avvenuta il 25 settembre 2019, si svolgerà la seconda edizione del premio giornalistico che porta il suo nome.
Il premio quest’anno sarà conferito a due giornalisti:Anna Mallamo, caposervizio del settore Cultura e spettacoli della Gazzetta del Sud ed Enrico Bellavia, caporedattore centrale dell’Espresso.
Durante la premiazione sarà presentato il libro “I papaveri del Professore”, romanzo breve di Giuseppe Ruffino che, ispirandosi alla figura di Pietro Galati (partigiano, Medaglia d’Argento della Resistenza al Valor Militare), da vita a un racconto leggero ma che lascia intravedere amarezza.
Molto legato al tema della lotta partigiana e della memoria, l’autore conclude così le note che precedono l’inizio del romanzo:”In prossimità del 25 aprile 1979, un anno prima che morisse, lo avevo infatti invitato a scuola tra i miei alunni di quinta elementare e lui, con quell’impegno civile che lo distingueva , s’era volentieri sottoposto alle loro domande, rispondendo con assoluto distacco.
Oggi, col pensiero rivolto al futuro, voglio continuare a sperare che i miei “papaveri” di allora ne conservino ancora intatta memoria”.

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Alessia Di Ranno – Terrasini Post

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