Un boato lungo trent’anni. Che rimbomba nei ricordi delle bambine e dei bambini palermitani che, quella domenica del 1992, hanno lasciato pezzi della propria infanzia fra le macerie, seppellendo per sempre la spensieratezza.
Un boato che, in occasione del trentennale della strage di via d’Amelio, diventa un breve racconto illustrato, frutto di una collaborazione a due mani: un modo semplice ma diretto per spiegare cosa ha significato per i bimbi di allora vivere quei giorni, in una Palermo degli anni ‘90 in cui le estati erano accompagnate e scandite dalle esplosioni di stampo mafioso.
Una generazione, oggi adulta, che trent’anni fa veniva “travolta” da fatti di cronaca di eco nazionale che facevano letteralmente tremare i vetri delle case, magari mentre giocava felicemente o era intenta a svolgere una qualsiasi attività infantile. Interrotta, spezzata, sospesa, mai più del tutto “fanciulla”.
«Erano anni di stragi continue, di un boato dietro l’altro: Capaci, via d’Amelio, prima ancora tanti altri attentati, che per anni vennero taciuti ma che quell’estate portarono a un risveglio della città. La chiamarono “la primavera di Palermo”, e fu allora che finalmente si spiegò anche ai bambini cosa stesse succedendo. Il velo dell’omertà per una volta era caduto» – ci racconta Beatrice Fogazza.
È lei, insegnante palermitana che vive a Milano da ormai oltre 10 anni, l’autrice del racconto (“Boato” il titolo) in cui ricorda come visse quel giorno. Una domenica di caldo torrido, come tutte le altre, ma che nel giro di pochi istanti la trasformò, tanto da rimanere nella sua memoria in modo indelebile.
Difficile per chi c’era non sentire sulla propria pelle quei giorni più di altri, ancora più doloroso per chi come lei non può partecipare alle manifestazioni in memoria di chi la mafia l’ha combattuta davvero e non a parole.
«Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Peppino Impastato sono tutte importanti figure di riferimento culturale per me, persone che mi hanno segnato per sempre e che mi guidano nella mia quotidianità» – ci spiega l’autrice – «È anche grazie a loro che non dimentico la mia Sicilia, pur ormai vivendo lontano, e quando ci sono queste ricorrenze sento ancora più forte il richiamo di una terra nei confronti della quale provo nostalgia e rabbia allo stesso tempo, per ciò che potrebbe essere e che invece non è».
Un boato che ha raggiunto tutta l’Italia. Tanto che Fabio Rossini – videomaker con la passione per il disegno – nonostante sia nato e cresciuto a Milano, ha deciso di accompagnare con dei fumetti quella storia di ordinaria e straziante quotidianità. Quando ha letto il racconto dell’amica, infatti, ha pensato fosse un’esperienza generazionale condivisa a cui bisognava dare voce e che andava illustrata, per riviverla in qualche modo insieme e in modo corale.
«Ricordo anch’io quel giorno come fosse ieri, l’angoscia negli occhi degli adulti e gli spezzoni di telegiornale rubati» – ci dice – «Ecco perché ho sentito subito l’esigenza di dare una forma visiva alle parole scritte da Beatrice».
Un modo per unirsi nella memoria ma anche per tracciare il futuro lungo il solco di chi, senza saperlo, ha indicato la strada a un’intera generazione, da Sud a Nord. Per sempre.
Claudia Rizzo – Palermo Post