Non abbiamo voluto parlare del fenomeno social di ieri, perché non abbiamo voluto alimentare questa orribile violenza, non si uccide soltanto premendo un grilletto, quel manifesto contro l’ex moglie ha ucciso una donna. Quanto è sottile la linea che separa il femminicidio, il maltrattamento fisico e gogna mediatica? Sicuramente è un confine molto labile. E la dinamica che sottende è sempre quella del possesso di mente e corpo femminile da parte del maschio, che ferito nell’orgoglio, fatto “cornuto”, non può accettarlo. La stessa logica che portò il legislatore alla depenalizzazione del delitto d’onore. Figlio di una società maschilista e patriarcale superata nel secolo scorso prima dalle rivendicazioni e dalle conquiste femminili e successivamente dal legislatore stesso, che abrogava il delitto d’onore nel lontano 1981.
Ma il retaggio di quella subcultura non ha mai smesso di albergare nella società, alimentato dalla virulenta diffusione di opinioni politicamente scorrette, tipica dei social media, in spregio alla persona offesa, derisa, messa alla berlina. Atti alimentati anche da azioni compiute persino da eminenti esponenti di governo, che non hanno esitato un solo secondo nel sottoporre alla gogna mediatica volti e corpi, quasi sempre femminili. Perché se a criticarti è una giovane donna, che non sa stare al suo posto, diventa insopportabile.
La stessa logica per la quale la promiscuità sessuale di un uomo coniugato è considerata normale, il “maschio è cacciatore”, quante volte abbiamo ascoltato questa fastidiosissima frase, per la quale l’animo predatorio maschile e i suoi istinti primordiali giustificano praticamente ogni gesto, violenza, possesso e promiscuità? E se tradisce la donna? Se una affascinante e giovane donna decide di vivere una vita parallela a quella coniugale? Se si diletta unendosi a molteplici corpi maschili? Logico se è una donna, allora è una “puttana”, se poi è la “mia” donna, quella che “possedevo”, allora è doppiamente “puttana”. Ed io cornuto ferito sono legittimato a vendicarmi uccidendola o rendendole la vita impossibile attraverso la gogna mediatica, scatenando i più biechi giudizi, come solo i social media sanno fare.
E quando i riflettori dei media si saranno allontanati e nessuno più parlerà di quel manifesto contro l’ex moglie, le querele di quegli uomini additati come amanti, faranno condannare il responsabile, chi riuscirà a ridare la serenità perduta, la vita stessa, a quella donna offesa?