L’imbalsamatore di Palermo

Marialessandra Cimò
da Marialessandra Cimò
2 Minuti di lettura

Se nessuno è in grado di evitare la morte c’è, invece, qualcuno che deve essere ricordato per aver impedito al tempo di deteriorare la forma e l’aspetto dei defunti: Alfredo Salafia. Nato a Palermo nella seconda metà dell’Ottocento ebbe da subito una grande passione per la tassidermia, che ai nostri giorni appare insolita ma non in quel periodo, in cui usualmente si esponevano animali imbalsamati nelle abitazioni private sotto forma di elementi di arredo. 

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Nel corso della sua vita elaborò, dunque, una formula segreta per ottenere una migliore conservazione dei corpi umani e nel 1900 la utilizzò per la prima volta presso la Scuola Anatomica del professore Randaccio. La sua tecnica si rivelò innovativa e molto più efficace di quelle già esistenti e, diventando famoso in questo campo, si occupò di persone importanti come Francesco Crispi e Giuseppe Pitrè. Ciononostante il suo miglior lavoro è e resterà sempre quello effettuato nel corpo della piccola Rosalia Lombardo, che è custodita attualmente presso le Catacombe dei Cappuccini a Palermo. La bambina, morta di polmonite all’età di soli due anni, è nota come la mummia più bella al mondo e giace sotto una teca di vetro con gli occhi chiusi, avvolta da una coperta.

Dato il grande successo, Alfredo Salafia, geloso della sua invenzione, non volle mai rivelare i dettagli della sua formula e la scoperta della sua composizione si deve al lavoro svolto, recentemente, dal paleontologo messinese Dario Piombino-Mascali. La miscela è formata da glicerina, formalina al 40% satura di solfato di zinco con il 10% di cloruro di zinco secco e una soluzione a base alcolica satura di acido salicilico. Tale composizione veniva somministrata tramite un’iniezione, effettuata su un’arteria femorale, e da lì, dipanandosi in tutto il corpo, uccideva funghi e batteri, responsabili della decomposizione. Il metodo di Salafia consisteva, infine, anche nell’esecuzione di alcune pratiche di natura tanatoestetica, che facevano apparire i corpi dei defunti dormienti.

Marialessandra Cimò – Palermo Post

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