Si svolgerà nella mattina di sabato, 6 maggio alle 10.30, a Bagheria, a piazzetta Verdone, una targa in memoria di Giorgio e Toni, i due ragazzi vittime del delitto di Giarre nel 1980, rivelatosi di matrice momofoba.
All’inaugurazione della targa parteciperà il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli, che porterà consueti saluti istituzionali, a cui seguiranno gli interventi di Francesco Lepore giornalista del quotidiano on line “Linkiesta”, e del senatore Ivan Scalfarotto.
È prevista anche la testimonianza del maestro in pensione Giuseppe Di Salvo che da anni è attivo nella difesa dei diritti gay, ed i ringraziamenti finali del consigliere comunale Antonella Insinga.
Il delitto di Giarre
La storia intrisa di crimine e di omertà che ruota attorno al delitto di Giarre risale al 31 ottobre del 1980, quando due giovani: Giorgio Agatino Giammona di 25 anni e Antonio Galatola di 15, detto Toni, furono trovati morti, mano nella mano, uccisi da un colpo di pistola ciascuno alla testa.
I cadaveri, semisepolti, giacevano su un limoneto situato alla periferia di Giarre, poca distante dalla caserma dei carabinieri.
I due ragazzi, scomparsi da casa due settimane prima, erano conosciuti da tutti nella cittadina catanese, dove era era nota la loro relazione omosessuale.
Il delitto rivelò subito la sua matrice omofoba: giornalisti e telecamere che si recarono sul posto da tutta Italia per rendere nota la tragedia si scontrarono con l’omertà del paese, intimorito dall’idea di essere associato alla storia di una coppia omosessuale.
Le indagini condotte dai carabinieri portarono all’individuazione di una persona ritenuta colpevole: Francesco Messina, nipote di Toni Galatola (fratello di sua madre), all’epoca dodicenne e dunque non imputabile.
Francesco Messina sostenne che a chiedergli di essere uccisi fossero state proprio le due vittime sotto minaccia di morte: riferì infatti alle forze dell’ordine che i due lo costrinsero a sparar loro minacciandolo che, in caso contrario, avrebbero sparato loro a lui.
Dopo soli due giorni, tuttavia, il giovane ritrattò la sua versione dei fatti, affermando che la sua confessione gli è stata estorta dalla pressione esercitata dai carabinieri.
Il ragazzo ad un giornalista de “L’Ora” di Palermo ha dichiarato di essere stato addirittura schiaffeggiato dai carabinieri. «Per la paura mi sono anche fatto la pipì addosso», ha detto Francesco, che, non essendo punibile, è stato restituito ai genitori (fonte “La Stampa”).
Gli investigatori non credettero alla ritrattazione del ragazzo e ritennero chiusa la tragica vicenda. Sono certi che è stato proprio il dodicenne ad uccidere Antonino Galatola e Giorgio Agatino scomparsi da Giarre il 17 ottobre 1980.
Alla negazione del delitto da parte del giovane è seguita la reazione del padre Celestino Messina, insorto in difesa del figlio: «Mio figlio non ha commesso il duplice omicidio» – ha detto l’uomo. «Ad un bambino come Francesco non riesce possibile esplodere tanti colpi di pistola calibro 7,65. Dopo il primo colpo, il braccio non gli avrebbe più risposto. Invece mi si dice che sono stati sparati sette colpi».
Un particolare che fa emergere seri dubbi sulla ricostruzione dell’agghiacciante storia.
Non si è mai arrivati all’individuazione di un colpevole del delitto di Giarre, la cui vicenda dai contorni poco chiari, ha dato origine a svariate ipotesi mai confermate, fra cui una direttrice era orientata ad un’esecuzione ordinata dalle famiglie delle due giovani vittime, ed un’altra pista conduceva, come già stato scritto, ad una precisa volontà dei due giovani di essere “giustiziati”, basta sulla convinzione dell’impossibilità di vivere serenamente la loro relazione, a causa di una discriminazione omofobia.
In seguito al delitto l’opinione pubblica italiana dovette riconoscere l’esistenza del problema di discriminazione contro le persone omosessuali: un problema, purtroppo, rimasto attuale.
La tragica vicenda di Giarre ha ispirato diverse opere narrative e cinematografiche, tra cui “Per non dimenticare mai”, romanzo di Riccardo Di Salvo e Antonio Eredia pubblicato dalla Aletti Editore nel 2005); il film “Fuoco all’anima”, la cui sceneggiatura di Francesco Costabile e Josella Porto, è stata finalista al Premio Solinas 2007 storie per il cinema; ed il recente “Stranizza d’amuri”, pellicola d’esordio alla regia di Beppe Fiorello.