Forse nella mia vita avrei potuto immaginare di vivere in un mondo distopico, ma mai di vivere nel proibizionismo. Va bene un 2021 buio, senza futuro, con macchine che pensano al posto degli uomini e viaggi nello spazio. Avrei potuto immaginare di girare per la terra con mascherine antigas. Ho visto tanti film di fantascienza, che in qualche modo mi hanno fatto accettare l’idea di indossare una mascherina per andare al supermercato.
Quello che non avrei mai potuto immaginare era rivivere l’epoca del proibizionismo statunitense nella mia città. Quando leggo che i vigili urbani hanno posto sotto sequestro sei locali del centro città elevando sanzioni per quasi 20.000 euro, perché vendevano alcolici dopo le 18, la mia mente viene catapultata a Chicago nel 1930, ad Al Capone ed Eliott Ness. No non avrei mai pensato di vivere in un’epoca nella quale l’ordinanza di un sindaco proibisse la vendita di alcolici.
Proibizionismo Palermitano
Trovo odiosa qualsiasi forma di proibizionismo. Figuriamoci, da amante del vino, quella sulla vendita degli alcolici dopo le ore diciotto. Non un orario scelto a caso, ma giusto l’ora in cui si finisce di lavorare e si potrebbe tranquillamente acquistare una bottiglia di vino da consumare a cena con la famiglia. Magari contribuendo anche a far crescere l’economia sana di questa terra, consumando un prodotto di una delle tante eccellenti case vinicole siciliane.
Mi si spieghi: sono più pericoloso io, che bevo un bicchiere di “Perricone” acquistato alle 18.01 a tavola, oppure chi si va a battere il petto a messa con altri 50 fedeli la domenica? È un super diffusore chi per mantenere la famiglia mi vende la bottiglia di vino alle 18.01 oppure chi decide che si può viaggiare stipati sulla linea del 101, su un tram o in treno?
Senza senso questa norma, ma alle cose prive di buon senso nell’ultimo anno abbiamo fatto il callo. Inaccettabile però che vengano elevate multe a commercianti messi in ginocchio, esposti all’usura ed arrivati davvero a toccare il fondo. Così si sfonda persino la barriera dell’autoritarismo e si arriva alle catene, che come insegna la storia, prima o poi si spezzano.
Simone Di Trapani – Palermo Post