I commissari prefettizi di Partinico hanno revocato la Scia a uno dei figli del boss Vitale che aveva aperto un’azienda di allevamento e produzione di latte. “Per effetto del provvedimento di scioglimento – motiva l’ufficio – in materia di documentazione antimafia trova immediata applicazione nella municipalità, e fino ai cinque anni successivi allo scioglimento, la piu’ rigorosa disciplina di cui all’articolo 100 del decreto legislativo 159/2011 che impone l’acquisizione della documentazione antimafia nella forma più rigorosa della informativa antimafia” E questo prima di stipulare, approvare o autorizzare i contratti e subcontratti relativi a lavori, servizi e forniture pubbliche, prima di rilasciare o consentire i provvedimenti indicati nell’articolo 67 dello stesso decreto legislativo. Secondo gli uffici, l’esistenza di un’interdittiva antimafia concretizza “motivi imperativi di interesse generale” previsti dalla normativa comunitaria e nazionale a giustificazione dei limiti al principio del libero svolgimento di attività private. Da qui la decisione di non autorizzare lo svolgimento dell’attività aziendale agricola” al figlio del boss Vitale. “Si fa inoltre leva sulla diffusa giurisprudenza amministrativa attraverso la quale si stabilisce che la mafia tende a infiltrarsi, capillarmente, in tutte le attività economiche, e dunque è necessaria l’esigenza di elevare il livello della tutela dell’economia legale dall’aggressione criminale, anche relativamente ai rapporti amministrativi che consentono l’esercizio di attività economiche subordinandole al controllo preventivo della pubblica amministrazione: anche in ipotesi di attività private soggette a mera autorizzazione”.
Redazione – Palermo Post