I Parenti delle vittime di Montagna Longa in occasione del 43esimo anniversario della strage di Ustica, ricordano che anche loro cercano la verità dal 1972.
“Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha giustamente sottolineato che sulla strage di Ustica non bisogna desistere dalla ricerca della verità. Condividiamo il pensiero del Capo dello Stato e aggiungiamo che anche noi, da ben 51 anni, attendiamo che si faccia luce sulla sciagura di Montagna Longa, nella quale morirono 115 persone. Una vicenda troppo frettolosamente chiusa, attribuendo la responsabilità all’improbabile errore dei piloti, ben tre e tutti di grande esperienza”. Lo dice in una nota Ninni Ernesto Valvo, insieme ad Alessandra Dini, Roberto e Monica De Re Bartoli e altri parenti delle vittime di Montagna Longa.
“La magistratura – aggiunge la nota – ha recentemente respinto la richiesta di riapertura delle indagini da noi presentata, scaturita dalla meticolosa relazione del professor Rosario Marretta, che ipotizza la presenza di esplosivo a bordo del DC 8 schiantatosi misteriosamente il 5 maggio 1972. Senza contare che mai si è fatta luce sul mancato funzionamento della scatola nera e sulla scomparsa del tracciato radar. Auspichiamo che l’appello di Mattarella possa riportare l’attenzione su una vicenda che un paese civile ha il dovere di indagare”.
Questa mattina il presidente Mattarella era intervenuto in occasione del 43esimo anniversario della strage di Ustica “Una completa verità non è stata pienamente raggiunta nelle sedi proprie e questo rappresenta ancora una ferita per la sensibilità dei cittadini. I risultati ottenuti spingono a non desistere, a ricercare i tasselli mancanti, a superare le contraddizioni e rispondere così al bisogno di verità e giustizia”.