Al Barbera il Palermo ne fa 5 al Sassuolo ed incorona il suo Vicerè
Cade la capolista Sassuolo al Renzo Barbera e dovrà attendere almeno una settimana per festeggiare la sua ormai scontata promozione, e lo fa davanti ad un Palermo bellissimo per 70 minuti su 90. Finalmente abbiamo visto una squadra consapevole dei propri mezzi, lucida e anche in buona forma fisica. Si inizia in modo guardingo: le due squadre si rispettano e si studiano in attesa dei primi lampi che non tardano ad arrivare, ed è subito Pohjanpalo che svetta in area e la sblocca al diciottesimo, facendo sussultare i 22 mila del Barbera. Il Sassuolo non ci sta: è la prima della classe e vuole dimostrarlo imponendo il suo gioco e scatenando la propria batteria d’attacco (70 gol in stagione, compresi i 3 di oggi), ma Berardi e compagni trovano subito un Audero attento e reattivo e una linea difensiva arcigna e precisa che, senza falli, comincia a neutralizzare le occasioni create dalla squadra di Grosso. Ed è proprio mentre il Sassuolo si riversa nella metà campo rosanero che arriva il secondo gol dei siciliani: fulmineo contropiede di Jacopo Segre, tra i migliori oggi, ed autogol di Tojan che, nell’anticipare Pohjanpalo, la mette dentro lui, negando al finlandese la gioia della prima doppietta in rosanero. Ma passano appena venti minuti ed ecco che arriva di forza da terra, dopo che si era fatto parare una rovesciata. La curva Nord esplode e Palermo consacra il suo nuovo “Vicerè”; doge a noi non piace.
Si chiude così il primo tempo con un netto tre a zero per i rosanero, ma attenti a non tirare troppo i remi in barca, perché il Sassuolo ha più volte dimostrato in questo campionato di essere squadra capace di tagliare in due le partite, trasformandosi in autentica macchina da gol. E poi i fantasmi delle tante rimonte subite aleggiano sempre sulla testa dei calciatori palermitani. Quante volte abbiamo visto rientrare in campo una squadra trasformata in negativo dopo un gran primo tempo? Ma non oggi, perché Audero le prende tutte, Banya, Magnani e Ceccaroni sono una diga, Pierozzi e Lund coprono e si propongono costantemente, Gomes e Blin in mezzo al campo mordono su ogni pallone, Segre e Brunori alle spalle del Viceré aprono spazi e inventano. Per la prima volta in stagione giochiamo a calcio, e quando questi calciatori giocano non resta nulla agli avversari, neanche se si chiamano Sassuolo, la squadra costruita per ammazzare il campionato. Giochiamo bene e caliamo il poker al 55esimo con Segre. L’entusiasmo è alle stelle, il Barbera canta e il Sassuolo non riesce a pungerci fino al settantesimo. Ceccaroni si sente tirare e si accascia al suolo, chiede il cambio e Alessio Dionisi ne combina una delle sue: incomprensibilmente mette dentro Di Mariano (sarebbe stato più logico inserire Diakité, già parecchie volte centrale nella difesa a 3), spostando Pierozzi centrale di sinistra, e cominciano i guai. Passano 3 minuti e Pierini si trova in area la palla del 4 a 1, battendo un incolpevole Audero; ne passano 4 e il catanese Luca Moro si porta a spasso mezza difesa del Palermo, ed il vantaggio è già dimezzato.
Sale la paura, il pubblico comincia a rumoreggiare ed il Sassuolo spinge con forza, sembra ormai padrone del campo ed in grado di riprenderla. A nove dalla fine le gambe cominciano a tremare. Ma Palermo ha un nuovo Viceré: non ci sta il finlandese, lasciato colpevolmente solo in area, e la mette dentro di testa su calcio d’angolo a nove minuti dal novantesimo e si porta via la palla, segnando la prima tripletta davanti al suo popolo. Ma la difesa raffazzonata balla, il Sassuolo non demorde e a 5 dal novantesimo accorcia nuovamente, fissando il punteggio sul 5 a 3. Gli emiliani spingono e sembrano continuare a crederci, anche perché più volte il Palermo è stato ripreso e talvolta superato proprio nei minuti di recupero che oggi saranno 5. Ma Dionisi ne fa una giusta. Mette dentro Diakité (la prima da quando siede sulla panchina rosanero), mette dentro Diakité e gli spazi dietro si chiudono. I 5 minuti di recupero passano senza sussulti e il Palermo conquista la vittoria più bella, consacrando il suo Viceré.