Veni cca, subbitu, nun ti fazzu nenti! Questa è la frase che ha terrorizzato generazioni di bambini, o se vogliamo entrare nello specifico, di figli. Perché, in fondo, ognuno di noi sapeva che dietro questa frase si nascondeva un gesto che forse faceva ancora più paura. Il lancio della tappina.
Ogni mamma, almeno una volta nella sua vita, è ricorsa a questo atavico metodo per cercare di “educare” il proprio figlio. Che fossero sandali, tappine di gomma o i temutissimi zoccoli di legno, a loro poco importava. La qualità che rende le tappine l’arma migliore è solo una: sono sempre a portata di mano.
Ma se vi dicessi che le nostre mamme lo hanno fatto semplicemente per mandare avanti una tradizione?
Sembrerebbe infatti, che questo “strumento pedagogico”, da noi conosciuto come lancio della tappina, abbia origine nell’antichità classica. E che venisse utilizzato soprattutto dai Greci.
Il lancio della tappina in un vaso greco del 360 a.C
In un vaso greco, del 360 a.C, esposto nel Museo archeologico di Taranto, è raffigurata una scena a noi molto familiare. La dea Afrodite, per i Romani Venere, intenta a minacciare suo figlio Eros, per i Romani Cupido, con un sandalo.
Sembrerebbe quindi, che Afrodite sia stata la prima ad aver utilizzato il lancio della tappina come metodo per rimproverare suo figlio. Ma il vaso, non è la sola opera in cui la dea viene raffigurata con il suo sandalo. Infatti, questa scena, è presente anche in altre due opere.
La prima opera è un mosaico, ritrovato in una villa a Madaba, in Giordania. Qui Afrodite è seduta sul trono accanto ad Adone, e una Grazia porge Eros alla dea. La quale nella mano ha un sandalo, con cui colpisce prontamente il figlio.
L’altra è una scultura, Afrodite, Pan ed Eros, che risale verso il 100 a.C., ed è esposta nel Museo Archeologico Nazionale di Atene, in Grecia. Anche in questo caso, la dea stringe nella sua mano una tappina, pronta a colpire.
Ne Le Argonautiche di Apollonio Rodio, Eros viene descritto come un adolescente alato, capriccioso e ribelle. Mentre Afrodite, come una classica madre esasperata dai modi di fare di quest’ultimo. Ed è forse proprio per questo che la dea fosse così avvezza all’uso della tappina.
Quindi se anche la dea dell’amore non poteva fare a meno di ricorrere a questo metodo per cercare di “rieducare” il proprio bambino, chi sono le nostre mamme per non poterlo fare? Alla fine si sa, la tappina non ci ha mai fatto niente.
Francesca Pignataro