La Sicilia di Santa Lucia. Storie e Tradizioni

Redazione
da Redazione
6 Minuti di lettura

Santa Lucia è celebrata in tutto il mondo, persino nei paesi meno a tradizione cristiana. La sua diffusione è legata probabilmente a culti precristiani che nel tempo sono stati inglobati nelle confessioni successive. Tuttavia la Sicilia di Santa Lucia è un caleidoscopio di colori, riti e tradizioni che racconta i diversi volti della festa.

Pubblicità

Dove nasce la Sicilia di Santa Lucia

Nata del 283 d.C. discendeva da una famiglia nobile siracusana e cristiana. Un giorno accompagnò sua madre, ammalata di una grave emorragia, al sepolcro di Sant’Agata, martire a Catania nel 251 d. C. Qui ebbe la visione della santa catanese. Quest’ultima le rivelò che la sua fede aveva già guarito la madre e che per lei sarebbe stata onorata la città di Siracusa.

Sulla via del ritorno Lucia decise che avrebbe consacrato la verginità a Cristo e che avrebbe donato il suo patrimonio ai poveri. Di fatti visse gli anni successivi occupandosi di bisognosi e infermi.

Sin dalla tenera età Lucia era stata promessa ad un nobile pagano. Quest’ultimo, irritato per essere stato rifiutato, denunciò la donna come cristiana. Erano gli anni delle violente persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Fu quindi arrestata, processata, accusata di stregoneria e infine uccisa con un pugnale alla gola.

Il culto a Siracusa

A Siracusa, culla della Sicilia di Santa Lucia, viene celebrata il 13 dicembre con un simulacro d’argento portato a spalla in processione da 48 devoti (estratti a sorte). Vestono un cappello verde per cui vengono chiamati berretti verdi. Il simulacro viene preceduto da una bara, portata a spalla dalle donne (anche loro con addosso un fazzoletto verde), nella quale sono custodite le reliquie della santa.

Il 13 dicembre del 1990 la città e i comuni limitrofi furono colpiti da un terremoto. Nonostante la violenza del sisma non ci furono vittime, almeno a Siracusa, fatto che la credenza popolare ricondusse all’intercessione della santa. In quell’occasione, dato lo stato di emergenza, il simulacro fu portato in processione dai Vigili del Fuoco.

Da allora il culto si è arricchito di una nuova tradizione. Ogni anno infatti, durante la processione del 13 dicembre i Vigili del Fuoco danno il cambio ai berretti verdi nei pressi di corso Gelone.

Da Artemide a Santa Lucia

In epoca antica a Siracusa, in particolare nell’isola di Ortigia, veniva celebrata la dea greca Artemide, dea della caccia ma anche del parto e quindi della nascita. Il senso di rigenerazione vitale ispirato dalla dea greca trova un forte connubio con la luce a cui viene associata Santa Lucia.

Nel calendario giuliano, promulgato da Giulio Cesare e in uso in tutto il medioevo, il 13 Dicembre veniva considerato il giorno più corto dell’anno (poi spostano al 21 nel calendario gregoriano). Festeggiare la luce, e quindi la vita, nel giorno più corto dell’anno poteva quindi avere un alto valore simbolico in una società agricola e pastorale.

Ed è proprio dall’origine pagana che può derivare l’associazione della santa siciliana con la luce. Al contrario, la tradizione degli occhi strappati, elemento che sposa il culto cristiano alla luce, non è suffragata da alcuna fonte fino al 1400.

Spaccata dei Carri a Belpasso

Il viaggio nella Sicilia di Santa Lucia continua a Belpasso, provincia di Catania, dove è la santa patrona. Proprio qui il 12 dicembre ha luogo la sontuosa Spaccata dei Carri. Si tratta di grandi costruzioni meccaniche che custodiscono complesse scenografie.

Queste costruzioni, locate in piazza Duomo, vengono aperte una ad una (azione nominata Spaccata) svelando ai presenti il contenuto. Alto fino a 15 metri l’ultimo carro ad essere svelato è proprio quello dell’Apoteosi di Santa Lucia. Il rito prosegue nel giorno successivo con la processione del simulacro e i giochi pirotecnici.

Santità e peccati di gola a Palermo

Concludiamo questo viaggio nella Sicilia di Santa Lucia con l’aneddoto più goloso. Tutto nasce da un fatto avvenuto nel 1646. Si narra che a Palermo imperversava una terribile carestia.

Successe che nella domenica del 13 dicembre fu vista volare una quaglia dentro il duomo durante la messa. Quando l’uccello si posò sul soglio episcopale una voce annunciò l’arrivo di un bastimento di frumento. Il popolo vide in quella nave la risposta che la santa aveva dato alle tante preghiere a lei rivolte.

É ai fatti del 1646 che si deve la nascita della Cuccìa, il piatto tipico palermitano in voga a Dicembre. Si narra infatti che a causa della grande fame, le persone non attesero che il frumento venisse macinato per ottenere la farina. I più preferirono mangiarlo così com’era dopo averlo bollito.

Da allora ogni 13 dicembre i palermitani ricordano l’avvenimento preparando la cosiddetta Cuccìa (secondo alcuni derivazione della kykeon greca), pietanza che nei secoli si è trasformata in una guarnizione dei cereali con ricotta alla cannella, o crema di latte, canditi e cioccolato. Per i più golosi un buon modo per cadere in estasi.

Gianpaolo Roselli

Condividi Articolo
Lascia un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.