“Gli occhi che brillano e il petto che si lascia invadere dalla bellezza di quella città”.
È così che Stefania Auci, nel suo romanzo best seller “I leoni di Sicilia”, descrive le sensazioni di Ignazio Florio quando nel 1799 sbarca a Palermo da Bagnara Calabra, insieme al fratello Paolo.
Dopo il successo letterario, la storia della famiglia Florio riprenderà vita in una serie targata Disney+. Diretta da Paolo Genovese, scritta da Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo. Con protagonisti Michele Riondino e Miriam Leone. Le riprese nella città di Palermo, sono iniziate lo scorso 15 ottobre.
La Cala, Porta Calcina, Porta Doganella, Porta Carbone, fino ad intravedere il campanile della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo e alla torre della Chiesa dell’Annunziata. In questo modo, nel romanzo, la città di Palermo prende forma e si svela a noi lettori. Ma oggi, dopo duecento anni, cosa resta?
I fratelli Florio, arrivano a Palermo per iniziare una nuova vita. Pagina dopo pagina, li accompagniamo in quella che sarà la loro ascesa al successo, dall’Ottocento fino al dopo guerra. Definiti i “regnanti senza corona”, con il loro impero commerciale i Florio hanno dato prosperità alla Sicilia. Lasciando una grande eredità storica e artistica alla Sicilia e alla città di Palermo.
Dall’Olivuzza, alla palazzina dei Quattro Pizzi, fino ad arrivare a Villa Igiea. E, spostandoci a Favignana dove troviamo la tonnara e la villa dei Florio. E a Marsala dove troviamo le Cantine Florio. Ma facciamo un passo indietro e partiamo dal principio.
L’eredità della famiglia Florio: cosa resta?
La Cala, con le sue porte è la prima scena che ci viene mostrata della città di Palermo. Rappresentava il porto principale della città, oggi si presenta come una perla portuale turistica. La Porta della Calcina, è stata restaurata e riportata alla luce di recente. Mentre, Porta Doganella viene abbattuta nel 1953. Invece, Porta Carbone nel 1875.
La prima putià della famiglia Florio si trovava a piano di San Giacomo, in quello che oggi è il centro storico di Palermo, nel mandamento di Castellamare. L’aromateria in pochi anni divenne la più importante della città, così si spostarono in Via dei Materassai 53, oggi via dei Materassai 51. Una strada piccola e stretta, ma molto commerciale vista la vicinanza al mercato e al porto. Oggi, il quartiere è molto fatiscente. L’edificio è stato acquistato dalla famiglia Iraci, che prima di iniziare i lavori di restauro, ha contattato Carlo Arancio, fotografo e laureando in architettura, per conservarne la memoria storica.
I palazzi
Passiamo poi alla Palazzina dei Quattro Pizzi, chiamato così per le quattro guglie che la sovrastano. È uno degli edifici più caratteristici di Palermo. Acquistato da Vincenzo Florio nel 1837, inizialmente era il complesso della tonnara dell’Arenella. Successivamente, fu trasformata in residenza nobiliare. Oggi è possibile visitarla.
Invece, il villino Florio all’Olivuzza, si trova a Viale Regina Margherita. Costruita come dimora del giovane Vincenzo Florio. È realizzata in perfetto stile liberty con materiali pregiati e curato nei minimi dettagli. Nel 2009 è terminata la restaurazione. Infatti, ancora oggi è uno degli edifici di rappresentanza della regione Sicilia. La villa è aperta al pubblico, quindi potete visitarla e immaginare di partecipare ad una festa nella storica sala da ballo.
Arriviamo a Villa Igiea. Acquistata da Ignazio Florio jr, principale azionista, che voleva adibirla come sanatorio di lusso per malati di tubercolosi. Da questo deriva anche il nome di Villa Igiea, dalla ninfa greca Hygieia, protettrice dei malati. Ma, il progetto non andò a buon fine e lo trasformò in un hotel di lusso. Oggi, è ancora questa la sua funzione. L’hotel di Villa Igiea è uno dei più lussuosi dell’isola.
Quindi, se avete amato i libri o semplicemente siete affascinati dalla storia della famiglia Florio, visitate questi luoghi. Chiudete gli occhi e perdetevi tra le strade di una Palermo che odora ancora di 1800 e lasciatevi invadere, anche voi, dalla bellezza di questa città.
Francesca Pignataro
Sono già stata a Palermo, ma leggendo questo articolo ci vorrei tornare per approfondire la conoscenza della città. Davvero interessante.