È l’unico complesso termale islamico in Sicilia, si trova a una trentina di chilometri da Palermo, in un borgo di meno di mille abitanti, e rappresenta il più antico esempio in Italia di struttura architettonica costruita per sfruttare una sorgente termale a scopi curativi. I Bagni di Cefalà Diana, da sempre estremamente affascinanti, adesso si preparano a rinascere.
È stato infatti finanziato un progetto di riqualificazione che comprende i locali dei bagni, il complesso museale e i ruderi dell’antico mulino, portato avanti dal Parco Archeologico di Himera, Solunto e Monte Iato, con le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione 2014/2020 – Patto per Sicilia, per un importo contrattuale di quasi 320mila euro.
Il progetto, realizzato insieme alla Soprintendenza ai Beni culturali di Palermo, completerà l’azione di valorizzazione e messa in sicurezza del sito con un approccio interdisciplinare e gli interventi interesseranno anche l’area antistante allo stabilimento termale dei Bagni, per mettere in luce le antiche strutture romane attualmente coperte e non visibili.
Gli ultimi scavi archeologici che sono stati condotti all’interno della struttura, tra il 1992 e il 2006, fanno ipotizzare che i Bagni siano stati costruiti in epoca normanna, sotto Guglielmo II, a ridosso di uno sperone di roccia da cui sgorgava un’acqua termale calda (35,8-38 gradi) utilizzata nel corso dei secoli per scopi terapeutici. Oggi si trovano all’interno di un baglio del Cinquecento e dell’epigrafe in arabo che corre su tre lati rimane leggibile soltanto “In nome di Dio clemente e misericordioso”.
L’interno dei Bagni, a pianta rettangolare, è coperto da una volta a botte con fori per l’aerazione. Lo spazio è diviso in due zone da un setto in mattoni con tre archi a sesto acuto che poggiano su due colonnine di marmo con capitelli in arenaria locale. La prima zona, più piccola e a una sola vasca, è a ridosso della sorgente di acqua calda, mentre la seconda, più grande, è dotata di tre vasche che in origine erano un’unica grande vasca di forma rettangolare. Lungo le pareti si possono osservare una serie di nicchie, probabilmente utilizzate per riporre vestiti ed effetti personali. All’esterno, i muri sono in pietra irregolare con una fascia di tufo, tracce di scrittura in caratteri cufici, usati nella fase più antica della scrittura araba ed elementi decorativi floreali, tipici dell’antico gusto arabo.
Il progetto di ristrutturazione prevede per la struttura una piccola sala conferenze, il magazzino dei reperti che sarà reso visitabile e un piccolo museo per esposizioni temporanee. Verranno rimosse le barriere architettoniche per rendere il complesso accessibile a tutti e verranno realizzati percorsi per i portatori di handicap.