Nello studio del medico le visite oscillavano fra i 20 e i 30 minuti se si era un uomo o una donna anziana, se i soggetti erano donne attraenti lo stesso le tratteneva nel proprio studio persuadendole ad effettuare controlli al seno, spacciandosi per specialista. Come scrive il giudice per le indagini preliminari Clelia Maltese: “Solo nel caso di pazienti donne possibilmente ancora giovani o piacenti in maniera ripetuta, quasi ossessiva non si limitava effettuare i controlli richiesti per le verifiche allergologiche ma sottoponeva le pazienti a una visita lunga e più ampia, non richiesta” e ancora: “Gli atti sessuali venivano artatamente ammantati da finalità diagnostiche del tutto ultronee rispetto alla visita alla consulenza espressamente richiesta all’indagato, accompagnata dall’ostentazione di conoscenza e specializzazioni mai ottenute dal sanitario”.
Il medico era stato denunciato nel 2019 da una ragazza, come lui stesso aveva confidato al direttore della clinica in cui lavorava. Questi a sua volta, credendo nella buona fede e nelle capacità professionali del Barresi, da quanto risulta dalle intercettazioni dei carabinieri, lo metteva in guardia dicendo: “Non devi dare la possibilità che fraintendano… oggi la gente è malvagia, ma non si deve spogliare più nessuno. Riduci le visite a quindici minuti e usa le tre stanze in modo tale da non restare mai da solo con le pazienti”.
In questa vicenda fuoriesce il classico atteggiamento dell’uomo italiano “alpha”, prepotente e onnipotente, lui solo infatti sa fare tutto ed è specializzato in tutto, come lo stesso, intercettato nello studio, afferma: “Io ho un mare di compiti, sono allergologo, immunologo mi occupo di prevenire le patologie degenerative degli anziani, poi sono senologo come le ho detto e quindi mi occupo molto di prevenzione quindi ha capito la vastità di gamma di cose di cui mi occupo?”.
Da aggiungere, al ritratto di quest’uomo mediocre, è il mestiere che lo stesso svolge, o meglio che dovrebbe svolgere. L’allergologo non adempie ai doveri richiesti dalla sua stessa professione, piuttosto approfitta della sua posizione da privilegiato e abusa delle giovani pazienti, che da lui dovrebbero essere curate e non molestate.
Questa storia non è nient’altro che la dimostrazione del fallimento e dello squallore di questa società, che non ha saputo e che non sa insegnare il rispetto verso le donne.
Marialessandra Cimò – Palermo Post