Il popolo rosanero non si è mai accontentato: se ha zero chiede uno e se ha dieci chiede undici. Corini, che da calciatore è stato capitano ed idolo della tifoseria, dovrebbe saperlo bene. Chiedere pazienza al popolo rosanero è ardito, riceverla è una vera e propria chimera. Soprattutto se adesso c’è una proprietà dalle risorse illimitate, sognare è praticamente un obbligo.
Dopo l’addio di Baldini e un mercato che ha rivoluzionato l’assetto della squadra, ci si aspettava tutt’altra partenza dagli uomini di Corini e non è bastato il ritiro/vacanza all’Ethiad Academy di Manchester per motivare e compattare la compagine e rosanero. Sabato scorso al Barbera è arrivata la terza sconfitta consecutiva e con essa gli inevitabili fischi di un pubblico che pare abbia esaurito la propria pazienza.
A preoccupare sono un atteggiamento svogliato da parte degl’interpreti del gioco di Corini è una certa confusione tattica. L’assenza di Broh, che pure sembrava avere una marcia in più in un centrocampo lento e con poche idee, da sola non può giustificare la crisi di gioco e di risultati dei rosanero.
Corini, che non è uomo capace di usare i media a proprio vantaggio, al contrario del predecessore, non è riuscito in questi mesi a conquistare il cuore della tifoseria. Trascinatore da capitano in campo, con la maglia cucita sulla pelle, appare oggi impacciato, timido e poco coraggioso, seduto saldamente in panchina solo perché la cultura, sia di Mirri che di Gardini, li porta ad evitare cambiamenti radicali.
Terni ultima chiamata per il tecnico rosanero
La tifoseria chiede coraggio e atteggiamento propositivo in campo e riceve svogliatezza è sterile possesso. Senza volere analizzare i singoli calciatori, appare chiaro che il problema è il funzionamento dell’intera squadra, possiamo pazientare un anno intero, possiamo salvarci all’ultima giornata e dire di aver centrato l’obiettivo, ma non ci si può chiedere di essere felici così.
La città di Palermo ha bisogno di sognare anche con il calcio, è una delle poche cose che ci sono rimaste. Corini fino ad oggi, in panchina e davanti ai microfoni, non ha fatto altro che ribadirci che non è giusto sognare. Ecco perché oggi a Terni forse è la sua ultima occasione per connettersi con i sentimenti del popolo rosanero, che ormai mostra chiari segni di insofferenza. No, non rischia la panchina, anche se dovesse arrivare la quarta sconfitta consecutiva, ma rischia di perdere un pubblico tanto facile ad appassionarsi quanto a dimenticare persino l’esistenza della squadra di calcio.