Ciao Amico mio perduto, editore scomodo e contro corrente

Redazione
da Redazione
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Ci provo da stamattina a sedermi dinanzi alla tastiera per provare ad usare le mie parole, quelle che tu amavi tanto, le stesse che ci hanno fatto incontrare nel 2014. In un pomeriggio qualsiasi in un luogo qualunque della nostra Palermo. Che poi, mio caro Toni, questa città non ha mai un posto distratto che ti accoglie in maniera casuale. Palermo ti ammanta e ti avvinghia. E lo sapevamo io e te, quando abbiamo deciso di pubblicare le mie passeggiate letterarie divenute quel libro che tu amavi tanto: “Il cielo sopra Palermo è sempre più grigio”. Sai in quanti mi hanno scritto per narrarmi le parole che usavi per parlare di me? E che ero una figlia da baciare di notte, al buio? Perché non me lo hai detto abbastanza Toni mio? Perché?
Credevi nella mia scrittura più ti quanto ci credessi io. Innamorato della vita, della musica e delle parole. Ma non voglio tediarti con la nostra amicizia che sai. Come la conosco a memoria anche io.
Oggi Palermo si è svegliata tua amica, amica di un editore che ha attraversato mille difficoltà, ma che ha sempre saputo rialzarsi. Come si dice? Post fata resurgo? Saremmo impazziti a parlare di questo, lo so. Oggi ti “amano” anche quelli che ti hanno lasciato da solo mentre tentavi di rimettere su il tuo sogno. Hai il ghigno sprezzante o ironico, questo non lo sapremo mai, di chi si starà chiedendo perché un morto lo si ama più che un vivo. E stavolta non riuscirai a risorgere, a spezzare le catene marmoree della morte per tornare tra noi. A nulla servirà venirti a cercare. Freddo, raggelato, impietrito più di una roccia. Con questa morte addosso che non ti si addice affatto. Sei pessimo lo sai? Ti ho sempre voluto bene anche se in alcuni momenti della nostra vita ci siamo allontanati professionalmente. Ho sempre accarezzato l’idea, la tua, che la bellezza potesse narrare la nostra esistenza. Questa vita che oggi non hai più e che ti ha lasciato a denti stretti come a dire “Ignoravo la morte prima che arrivasse”. Ecco in questo e, solo in questo, eri ignorante. La morte non ti apparterrà mai. Tu amavi gli inizi e le ouverture. La tua stessa vita è stata un’alba. Un inizio con un sole sempre diverso.
Il tuo amore incondizionato per i libri ti portava a coccolare i tuoi scrittori, tutti. Ma oggi il tuo sole si è nascosto tra le nuvole di questo cielo che azzurro non è mai stato per te. Eppure somigliava ai tuoi occhi. Un cielo difficile da contemplare per chi, come te, passeggiava l’irrequietezza della vita.
E allora non mi va di tessere le tue lodi, so che da qualche parte mi stai urlando di non essere stucchevole e di trattarti come esattamente meriti: “Se proprio vuoi scrivere, Mari, trattami in modo politicamente scorretto”. Quanto mi hai fatto arrabbiare amico mio, quanto mi hai resa felice.
Tu sei stato un visionario, un sognatore in un mondo di animali feroci. Sei stato un folle amante della bellezza, un innamorato cronico della vita e dell’amore stesso. Non ho mai conosciuto un tale stronzo, Toni, capace di amare l’amore e di fare follie per questo. Le follie inenarrabili di un uomo che non doveva andare via così presto lasciando nello sgomento, nell’orrore della caducità gli amici, ma solo quelli che veramente ti hanno amato, Antonella, Giorgio e quel picciriddu nicu come un batuffolo di cotone che non avrà memoria di te.
Ma questo amore ti ha permesso di bere la vita fino all’ultimo sorso. Noi possiamo dire lo stesso? No Toni. Quello che ho imparato da te è soprattutto questo. Non sappiamo bere in quella coppa perché all’amore abbiamo smesso di credere. Ma pure alle parole, ai libri, a tutto. Te ne vai amico mio dentro ad una libreria e che luogo avresti potuto scegliere per morire, altrimenti? Però te lo scrivo a nome di tutti quelli che ti hanno voluto bene, te lo sta chiedendo soprattutto Rosa Maria che hai messo nel mio cammino…se fosse tutto uno scherzo, ti prego ritorna, perché non ci stiamo divertendo affatto.

Mari Albanese – Palermo Post

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