- usare internet ovunque per essere continuamente connessi con tutto il mondo
- comunicare usando un orologio di ultima generazione;
- comandare la nostra casa a distanza.
- avere a disposizione la così detta “casa intelligente”, che attraverso la domotica ci facilita la vita in tante cose.
Poi però, per alcuni aspetti sembra di essere cinquanta, cento anni indietro. Se non di più.
Consideriamo, ad esempio, la situazione disabili e barriere architettoniche. Sottotitolo: “Barriere architettoniche. C’è ancora tanto da fare”.
Esempio: io sono disabile dalla nascita; cammino con le stampelle, ma all’occorrenza uso anche la sedia a rotelle.
Lo scorso week end sono andata a Riccione, quindi qualche mese fa ho iniziato a cercare l’alloggio più adatto alle mie esigenze. Che non sono chissà quale cosa strana, eh: l’importante é che sia una struttura accessibile ai portatori di handicap.
Ed “é proprio allora che comincia la salita”, cantava Venditti. “Appunto”, dico io.
Entro in sito, flaggo le indicazioni utili per soddisfare la mia richiesta e, man mano che indico qualche criterio “particolare”, vedo diminuire, ma qualche volta anche dimezzare, i risultati.
Ad un certo punto, scorrendo le varie voci, trovo qualcosa che fa proprio al caso mio, perché risponde a tutti i parametri che ho ricercato, tra cui l’accessibilità.
Allora, quasi stupita, chiamo la struttura e, molto tranquillamente, prima specifico la mia situazione, poi faccio una semplice domanda :”Vorrei sapere se la vostra struttura é accessibile alle persone disabili”. E mi sento rispondere, senza neanche troppa esitazione, ma con una puntina di incertezza “Beh, la nostra struttura ha quattro scalini all’ingresso, ma per accedere, potrebbe usare la seconda entrata che abbiamo.” E io penso, “Mmmm…Ok, tanto posso contare sull’aiuto di chi é con me”.
Ascoltata poi la risposta, so che é arrivato il momento di un’altra domanda, ancora più importante della prima, e con coraggio chiedo: “E il bagno é attrezzato?” e chiudendo gli occhi, perché ogni volta che si presenta questa situazione mi sento sempre dare delle risposte… “strane”, aspetto la risposta, che arriva e purtroppo non soddisfa le mie aspettative: “Ehm…no, non abbiamo maniglioni o quant’altro, però é comunque pratico”. E dopo questa risposta saluto cordialmente.
Alla fine, comunque, decido di prenotare.
Arriva il giorno della partenza. Tempo pessimo, colpa di una pioggia incessante ed un freddo tagliente. Ma umore alle stelle, almeno quello.
Dopo alcune ore di viaggio, finalmente arrivo in hotel.
Appena scendo dalla macchina, vedo le scale delle quali mi aveva parlato la signora dell’hotel, allora mando a chiedere della seconda entrata.
Stanca e desiderosa di farmi una doccia calda, vado in bagno e…mi verrebbe voglia di richiudere la porta alle spalle e tornarmene a casa, ma mi faccio forza e, tra un sospiro e l’altro, penso: “Barriere architettoniche. C’è ancora tanto da fare…”
Barriere architettoniche. C’è ancora tanto da fare
Piccolo scalino a parte, il bagno sembra adatto ai Puffi: è talmente stretto, che una volta entrata, per chiudermi la porta alle spalle ho fatto delle acrobazie…che nemmeno i circensi! La doccia c’è, ed é, anch’essa, ovviamente mignon, ma soprattutto per entrarci avrei dovuto superare uno scalino troppo alto per le mie possibilità. Quindi mi sono arrangiata “alla bell’e meglio”
Quello che mi infastidisce di più é che si parla sempre tanto, troppo, di inclusione; poi, pero, ci troviamo di fronte a queste cose spiacevoli. Basterebbe un po’ di sincerità e chiarezza in più.
Nel caso specifico, ad esempio, se alle mie domande mi avessero spiegato nel dettaglio le cose, io avrei potuto scegliere un’altra struttura più adatta alle mie necessità.
Si parla tanto di progresso…e poi si “cade” in queste cose, sicuramente risolvibili.
Io comunque voglio continuare a pensare “Barriere architettoniche. C’è ancora tanto da fare” … e verrà fatto!
Silvia Evangelisti – PalermoPost