Nella mattina di oggi, 30 gennaio, a Bagheria i carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) hanno effettuato una perquisizione nella casa di Francesco, e Maria Mesi, quest’ultima ex amante del boss Matteo Messina Denaro.
La perquisizione del ROS di stamattina, nella casa di Maria Mesi, è la seconda che si verifica a distanza di ben 23 dalla prima volta, da quando assieme al fratello Francesco, era stata indagata, per aver favorito la latitanza dell’ex-super latitante.
Tra gli immobili di Francesco e Maria Mesi, perquisiti questa mattina dai carabinieri, vi sono l’abitazione ad Aspra, (frazione di Bagheria), una casa di campagna, e una torrefazione gestita dai due fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro.
Nel corso delle indagini effettuate oltre venti anni fa, Francesco Mesi patteggiò la pena; Maria Mesi, invece, era stata arrestata nel giugno del 2000 con l’accusa di avere favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro, insieme ad altre due persone.
L’accusa formulata dagli inquirenti nei confronti di Maria Mesi e delle altre due persone, si basava sull’intestazione del contratto di affitto di un appartamento ad Aspra, in cui si nascondeva il boss ricercato.
Per gli inquirenti Maria Mesi avrebbe svolto un ruolo importante nella protezione della latitanza del boss mafioso, con cui avrebbe avuto anche una relazione sentimentale.
Maria Mesi venne condannata in primo e in secondo grado per favoreggiamento aggravato alla mafia. La corte di cassazione annullò in seguito l’aggravante sostenendo che il rapporto sentimentale con Matteo Messina Denaro escludesse l’agevolazione di Cosa Nostra.
Già in quell’occasione, gli investigatori trovarono diverse lettere d’amore scambiate tra il boss e la donna.
La donna era finita in carcere a seguito di un’indagine degli agenti della Criminalpol.
Seguendo le sue tracce ed i suoi spostamenti, la direzione centrale della polizia criminale sperava di arrivare proprio a Messina Denaro.
Mettendo i telefoni di Maria Mesi sotto controllo gli investigatori erano riusciti a scoprire che riceveva chiamate da cellulari usati dal boss trapanese.
Ascoltata dalla polizia, Maria Mesi dichiarò di conoscere Matteo Messina Denaro, ma solo per motivi professionali.
La prima svolta nelle indagini arrivò nel 1996, quando la polizia acquisì alcuni bigliettini inviati da Messina Denaro ad una certa “Mery”, poi identificata proprio in Maria Mesi.
Dal tono del messaggio si capiva che fra i due esisteva un rapporto sentimentale, e che la donna, in qualche modo, svolgeva un ruolo nella latitanza del capo-mafia.
La quadratura del cerchio arrivò con l’individuazione del covo di Aspra dove Matteo Messina Denaro e Maria Mesi si sarebbero incontrati più volte, e dove vennero trovati parecchi oggetti, tutti riconducibili al boss mafioso.
Nelle ricostruzioni degli inquirenti, negli anni della latitanza i due amanti avrebbero trascorso alcune vacanze insieme: nel 1994 in Grecia, dove il ricercato viaggiò sotto il falso nome di “Matteo Cracolici”, e l’anno successivo in un residence a San Vito Lo Capo, appartenente al boss Vito Mazzara (accusato di essere il mandante dell’omicidio di Mauro Rostagno, e che venne poi assolto).
Dopo ben 23 anni Maria Mesi e il fratello Francesco finiscono nuovamente nel registro degli indagati con l’accusa di aver continuato a favorire la latitanza del boss mafioso arrestato il 16 gennaio scorso. Gli inquirenti avrebbero sequestrato i cellulari e i pc dei due indagati.
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