Il tifo organizzato del Palermo affonda le sue radici nel cuore della città e della sua gente. Da oltre mezzo secolo, la passione rosanero si tramanda di generazione in generazione, trasformando lo stadio nella casa di tutti i cuori rosanero. Dai primi gruppi di tifosi, come il Club Filiciuzza e i Tupamaros della Guadagna, fino ai moderni CNI e alla Curva Nord 12, la storia del tifo palermitano è una storia di appartenenza, di sacrificio e di orgoglio.
Le origini: Club Filiciuzza e Club Pitré
Negli anni ‘60, il tifo palermitano prese forma attraverso i primi club di tifosi, come il Club Filiciuzza e il Club Pitrè. Questi gruppi iniziarono a creare un’identità di comunità attorno alla squadra di calcio del Palermo, riunendo appassionati che si incontravano per sostenere la squadra e organizzare le prime trasferte collettive. Verso la metà degli anni ’70, gli Angeli della Nord segnarono una svolta: da semplice club, questo gruppo iniziò a strutturarsi sempre di più, diventando il primo embrione di un vero gruppo ultras .
La nascita dei Commandos Aquile Rosanero: il primo gruppo ultras
Ma fu solo nel 1977 a nascere il primo vero gruppo ultras di Palermo: il Commandos Aquile. Ispirati ai Commando Ultrà della Roma, i Commandos portarono una mentalità ribelle e organizzata, basata su cori, coreografie e un forte senso di identità. Non erano solo un gruppo di tifosi: incarnavano un modo di vivere il calcio come un’estensione della propria appartenenza alla città. Per loro, il Palermo non rappresentava solo una squadra, ma un simbolo di orgoglio e resistenza.
I Commandos si contraddistinsero anche per il loro impegno politico, rendendo la curva un luogo di aggregazione sociale oltre che sportiva, ma posizionandosi prevalentemente a sinistra si crearono inevitabilmente fratture ideologiche all’interno del gruppo stesso fino allo scioglimento per dar vita ad altri gruppi organizzati. Ma il loro impatto fu così forte da gettare le basi per l’intero movimento ultras palermitano, dando vita a uno stile di tifo che ancora oggi risuona sugli spalti con cori che si tramandano da oltre 40 anni.
Gli anni ’80: Warriors e Brigate Rosanero
Negli anni ‘80, il tifo rosanero continuò a crescere con la nascita dei Warriors Ultras Palermo e delle Brigate Rosanero. I Warriors, fondati nel 1980, si imposero come un gruppo dal forte spirito d’appartenenza, ispirato al film I Guerrieri della Notte, questo gruppo portò sugli spalti un nuovo livello di appartenenza e fedeltà, basato sulla lotta e sulla difesa dell’identità palermitana.
Le Brigate Rosanero, nate come costola dei Commandos nello stesso periodo dei Warriors, rappresentavano invece un gruppo più inclusivo e apolitico, focalizzato solo sulla passione per il Palermo. Questi due gruppi, pur con approcci diversi, contribuirono a creare una curva unita e forte, dove i valori della mentalità ultras – fratellanza, appartenenza e lealtà – erano vissuti ogni giorno.
La mentalità ultras: lealtà, fratellanza e sacrificio
Essere ultras significa molto più che tifare una squadra di calcio. Troppo spesso, i media si concentrano sui rari episodi di violenza legati al tifo organizzato, ignorando il cuore pulsante di questo movimento: la lealtà e l’appartenenza. La mentalità ultras è basata sulla fratellanza tra tifosi, sul sacrificio personale per seguire la squadra, e sulla difesa dei colori contro ogni avversità.
Uno degli aspetti più significativi del movimento ultras è stata sempre la capacità di offrire un punto di riferimento per i giovani, specialmente nei quartieri più difficili della Città. La curva diventa una seconda casa, un luogo dove si impara il rispetto, la solidarietà e l’importanza di appartenere a qualcosa di più grande.
La sfida delle trasferte: l’orgoglio degli emigrati
Seguire il Palermo in trasferta è un vero e proprio atto d’amore per chi vive in Sicilia. Le distanze chilometriche e i costi elevati rendono ogni trasferta una sfida, ma questo non ha mai fermato il tifo rosanero. Ogni volta che il Palermo gioca fuori casa, i settori ospiti si riempiono di tifosi che arrivano non solo dalla Sicilia, ma anche dalle comunità di emigrati in tutta Italia. Questi tifosi, che hanno lasciato l’isola per lavoro o studio, trovano nelle trasferte un modo per restare ancorati alle proprie radici.
Ma è per gli Ultras che ogni trasferta rappresenta un viaggio epico, un atto di fede che va oltre la semplice partita. Seguendo la squadra in tutta Italia, spesso percorrendo migliaia di chilometri, gli ultras palermitani dimostrano una dedizione che pochi in Italia possono vantare. Così i lunghi viaggi diventano l’occasione per cementare legami tra tifosi e rafforzare il senso di comunità che li unisce. Così mentre tanti ragazzi vivono il calcio isolati davanti ad uno schermo con una console accesa simulando festa eroiche, gli ultras continuano a viverlo insieme riempiono ogni settimana i settori ospiti ovunque il Palermo giochi.
Curva Nord 12 e CNI: il presente del tifo rosanero
Oggi, gruppi come i CNI (Curva Nord Inferiore), con le loro radici nel quartiere Borgo Vecchio, e la Curva Nord 12 rappresentano l’eredità del tifo ultras a Palermo. Questi gruppi hanno raccolto l’eredità lasciata dai Commandos, dai Warriors e dalle Brigate, portando avanti la tradizione del tifo organizzato con lo stesso spirito e la stessa passione che ha sempre contraddistinto i palermitani. La Curva Nord 12 è il cuore pulsante del tifo moderno, un luogo dove giovani e veterani si incontrano per sostenere i colori rosanero, uniti dall’amore per il Palermo.
Oltre alla passione per il calcio, la Curva Nord 12 si distingue per il suo impegno nel sociale. Negli ultimi anni, il gruppo ha organizzato diverse iniziative benefiche dedicate a sostenere cause importanti, in particolare per i bambini, dimostrando che la mentalità ultras può essere una forza positiva per l’intera comunità.