Il tifo è un atto di puro fanatismo, una sorta di onda che prendi per lasciarti trasportare e provare il brivido di essere in balia di qualcosa di molto più grande di te, travolgente ed inarrestabile. Così capita che tra catanesi e palermitani non ce le mandiamo a dire.
Poi, dopo qualche ora di incoscienza, l’onda passa e t’innamori dello splendore di quella città sotto il vulcano, della vita che brulica alla sua ombra, riconosci in chi guardi i tuoi stessi occhi, la tua pelle, la tua stessa storia. Siamo figli di Sicilia è facile riconoscersi, dirà qualcuno. Ma in realtà succede ogni qual volta ti specchi in un altro essere umano, a prescindere da dove proviene, dalla sua cultura o dal colore della sua pelle.
La vita, dopo il fischio che sancisce la fine della partita, non è fatta di tifo cieco. Ecco perché è inaccettabile quanto é stato scritto, pubblicato e poi rimosso dagli ultras del Frosinone. Come inaccettabili sono le goffe scuse. “Non sorprende a questo punto che a quelle latitudini ci abbiano messo 30 anni per trovare il loro vicino di casa. Vergognatevi“ scrivevano nel comunicato i tifosi del Frosinone. Giusto una mezza giornata di indignazione generale e poi si scusavano “Non era intenzione offendere nessuno. Post rimosso e ci scusiamo”.
Scuse inaccettabili e non accettate. Non c’entra nulla la rivalità sportiva, il playoff, l’antipatia verso la gente di Frosinone. C’entra il ricordo vivo sulla nostra pelle di centinaia di siciliani morti per combattere il fenomeno mafioso in oltre 150 anni di lotta senza quartiere. Uomini dello stato, politici, cittadini che si sono ribellati alla prepotenza, uomini e donne che con coraggio hanno mostrato al mondo intero chi sono i siciliani. Falcone e Borsellino, Pio La Torre e Mattarella, Cassarà e Giuliano, Grassi e Francese, Fava e Livatino, Alfano e Rizzotto… potremmo scrivere un elenco senza fine di eroi siciliani caduti per il riscatto della nostra terra.
Quanto è distante da questo squallore ciociaro la maglia celebrativa indossata dai calciatori della FeralpiSalò un luogo così lontano e così diverso da Palermo, fatto di gente che ha saputo con un solo gesto entrare nei nostri cuori, riconoscendo la nostra storia, onorando l’estremo sacrificio dei nostri martiri.
Rialzati Palermo scrivevano i nostri cugini, dopo un’alluvione che aveva mietuto vittime in provincia, lo mostravano dalla curva del Cibali, quella che più ci detesta al mondo. È l’umanità che ci distingue dal resto del creato, che fa di noi, animali senzienti, gli unici esseri viventi in grado di scegliere oltre gli istinti primordiali, oltre il tifo.
Non so a Frosinone, ma a queste latitudini sappiamo distinguere l’uomo dalla bestia. Scuse non accettate, squallidi ultras ciociari, con il vostro incancellabile pensiero avete calpestato la memoria dei martiri di tutta la Sicilia.