Negli ultimi due anni, i termini “positivo” e “negativo” hanno assunto una connotazione di significato completamente nuova. Queste due parole, infatti, con la pandemia di Coronavirus che infesta il mondo, sono arrivate ad invertire il loro significato originario, mettendo in imbarazzo chi si trova ad usarle.
Positivo e negativo: due rovesci della stessa medaglia
Sin da quando l’uomo ha iniziato a esprimersi verbalmente, il concetto di “positivo” è sempre stato associato a qualcosa di buono, che rende felici e orgogliosi. Il “negativo”, invece, è qualcosa di brutto, che mette in crisi, associato alla malattia, all’insicurezza e al male.
La pandemia esplosa ufficialmente nel 2020 – sappiamo bene che in realtà il Coronavirus circolava “ufficiosamente” in Cina già nel 2019 – ha completamente ribaltato questi capisaldi. Essere positivo è qualcosa che ci preoccupa, vuol dire essere malato e contagioso, potenzialmente in pericolo. Essere negativo, invece, vuol dire essere al sicuro. Essere libero.
Per quanto possa sembrare qualcosa di marginale, perché le parole sono solo parole, questa inversione di senso causa non pochi problemi.
Giochi di parole e imbarazzo
Provate a dire in un locale pubblico: “Sono positivo!”, magari riferendovi ad un amico, intendendo che siete fiduciosi che lui abbia ottenuto il posto dei suoi sogni.
Questo problema si è ripresentato anche a capodanno, quando ci si augura un anno positivo. In molti ci siamo dovuti arrovellare per trovare un modo nuovo di esprimerci. Una soluzione, può essere quella di ricorrere ai sinonimi. Una soluzione che, però, richiede una grande attenzione nel parlare, quando spesso ci “scappa” qualcosa, conversando e messaggiando tranquillamente. Capitano spesso, infatti, di questi tempi, le gaffe, dicendo a qualcuno che sia per esempio affetto dal virus e lo vogliamo esortare ad essere “positivo”. Come lo esprimiamo?
La soluzione migliore, in questi casi, è l’ironia. Le parole esistono affinché noi le usiamo: giochiamoci! Il celebre cantante Jovanotti, ad esempio, appena guarito dal virus ha abbracciato la figlia, affermando “Sono negativo! Penso positivo!”, riferendosi alla sua nota canzone.
Verso un futuro… positivo? Negativo?
L’inversione delle accezioni di questi termini ci porta davanti ad una serie intricata di problemi. Cosa ne sarà dei nostri modi di dire, di intendere il mondo? La verità è che nessuno può conoscere la risposta. Il linguaggio non è che una convenzione di simboli che servono allo scopo di comunicare. Già l’importante semiologo e linguista svizzero Ferdinand De Saussure nella seconda metà dell’Ottocento aveva identificato due diversi modi di studiare la lingua, nella sua struttura basilare (dimensione sincronica) e nella sua evoluzione (dimensione diacronica) in base agli avvenimenti esterni, che ne vanno a modificare gli usi. In fin dei conti, la cultura orientale ci conduce verso lo Yin e lo Yang, una comunione di concetti opposti che vivono in perfetto equilibrio fra loro. Un concetto di unione e fusione che niente, nemmeno il Coronavirus, potrà scalfire. E questa è una cosa… positiva? Negativa? Sicuramente, bella.
Silvia Giorgi – Palermo Post