Nonostante l’impopolarità dell’opinione, avevamo espresso tutti i nostri dubbi sull’operazione che ha portato Mirri a vendere l’80% delle quote del Palermo FC al City Football Group. Dicemmo che per Pallotta, altro contendente, il Palermo sarebbe stato il suo ritorno nel calcio italiano, una nuova avventura su cui investire ogni risorsa. Consci che difficilmente si poteva sognare lo scudetto, ma noi non siamo Roma Capitale e ci saremmo accontentati volentieri di vedere bel calcio gravitando nella parte sinistra della classifica di serie A. Sarebbe stata una dimensione molto più simile a quella che ci regalò Zamparini nel primo decennio di Presidenza.
Così mentre a Palermo cresceva l’entusiasmo, perché lo sceicco ci avrebbe regalato lo scudetto, ragionavamo guardando alle altre avventure del City Group in giro per il mondo. Tutte piuttosto modeste quelle in Europa e in Sud America e scusate se Giappone, Australia e Stati Uniti per noi facevano poco testo. Perché Palermo avrebbe dovuto rappresentare un’anomalia in un sistema già rodato? Perché siamo più simpatici? Per la storiella che siamo la quinta città d’Italia (ma con meno abbonati di Bergamo, che è sei volte più piccola)?. Così dopo sei mesi possiamo quanto meno affermare che il Palermo FC vale esattamente come Lommel, Troyes e Girona? O siamo nemici della contentezza?
Quali sono le reali ambizioni del Palermo FC?
Non falliremo di nuovo e Orlando e Vizzini non saranno nuovamente costretti a regalare il titolo sportivo all’amico di turno, se è questa la paura possiamo rasserenarci. Però non avremo mai una proprietà ambiziosa oltre i limiti oggettivi della piazza e non avremo mai una proprietà che opera sacrifici in nome di un progetto sportivo. Ad oggi sembra che la gestione sia stata delegata in toto al socio di minoranza. Anche perché quel socio di minoranza è considerato il salvatore della patria, capace di ammorbidire la piazza con il sorriso da padre di famiglia e di raccontare la realtà ammantata di favolette.
Così l’obiettivo primario diventa la costruzione del centro sportivo (per avvalorare il patrimonio?) perché significa sempre “grandi risultati”, dice il Presidente Mirri. Beh, 200km a sud est non la pensano proprio così. Con Torre del Grifo il Catania ha trascorso più anni in lega pro che in serie A. Insomma, la città comincia a chiedersi il reale valore dell’operazione e noi sinceramente vogliamo la trasparenza che era stata garantita in sede di acquisizione del titolo sportivo.
Da tifosi e cittadini di Palermo, possiamo per esempio capire chi prende le decisioni societarie? Possiamo chiederci chi rappresenta il Palermo FC in lega? perché visto il trattamento di ieri, sarebbe il caso di cominciare a battere qualche colpo anche lì. Possiamo cominciare a dire che la salvezza in B sarebbe stata un obiettivo per il quale un’intera città avrebbe lottato con la squadra, se la proprietà fosse rimasta in mano a Mirri? Ma, pensare che ci accontentiamo di gravitare nelle parti basse della serie B, esprimendo il calcio più brutto dell’intera categoria, è da folli.
Insomma qualcuno ci dica quali sono le reali ambizioni del Palermo FC? Perché gli anni di transizione ci stanno e potrebbero anche servire, ma per capirli serve sapere quale sarà l’approdo dopo la transizione. Se dobbiamo ingoiare il rospo di un calcio bruttissimo e degli ultimi posti in classifica, nonostante una società miliardaria, dobbiamo sapere il perché.