Pioggia di fischi al Barbera: la pazienza dei tifosi è al limite
Non c’è più pace allo stadio Renzo Barbera. L’ennesima prestazione deludente del Palermo, questa volta contro un Catanzaro non irresistibile, ha scatenato la rabbia dei tifosi rosanero. Al triplice fischio dell’arbitro Arena di Torre del Greco, che per la verità ha ignorato un “rigore sacrosanto” per il Palermo, si è levata una pioggia di fischi dagli spalti. Nemmeno la pioggia (quella vera) incessante che si è abbattuta sulla città ha fermato la contestazione, con oltre 10.000 tifosi presenti, costretti a sopportare il diluvio anche nella “fatiscente tribuna”, venduta a caro prezzo come se il Palermo fosse una squadra da Serie A.
Due anni e mezzo di delusioni: la “mediocrità algoritmica” non basta più
La frustrazione dei tifosi è palpabile. Sono ormai due anni e mezzo, dall’addio di Silvio Baldini, che il Palermo naviga in un mare di mediocrità, offrendo spettacoli “pietosi” e inanellando risultati deludenti. Cambiano gli allenatori, cambiano gli interpreti, ma non cambia mai l’atteggiamento. A Palermo, sembra che i calciatori non arrivino con la fame e la grinta necessarie per lottare su ogni pallone. La sensazione è quella di una squadra “raffazzonata”, messa in campo quasi per caso, senza un’anima e senza un progetto di gioco.
Un copione che si ripete ad ogni partita
Sembra quasi di assistere a un copione già visto, una sceneggiatura che si ripete stancamente di settimana in settimana. Ogni volta che il Palermo delude, si cerca un colpevole, un capro espiatorio su cui scaricare la frustrazione per l’ennesimo passo falso. La settimana scorsa, il bersaglio delle critiche è stato Gomes, oggi magari sarà l’allenatore, ritenuto incapace di dare un gioco alla squadra e di motivare i giocatori. E la settimana prossima? Il portiere o il preparatore atletico?
Insomma, la musica non cambia mai. Si individua un colpevole, lo si mette alla gogna mediatica, si alimenta il dibattito tra i tifosi, ma il problema di fondo rimane irrisolto, segno dell’incapacità di affrontare le vere cause della crisi del Palermo. È evidente che il problema non risieda nelle singole individualità, ma in qualcosa di più strutturale, in un sistema che non funziona come dovrebbe. Forse è il caso di smetterla di cercare colpevoli a tutti i costi e di iniziare a interrogarsi sulle responsabilità di chi gestisce la società, sulle scelte di mercato, sulla mancanza di un progetto tecnico all’altezza delle aspettative dei tifosi.
“Fallimento totale”
Fin dalla scelta “algoritmica” del sostituto di Baldini noi ripetiamo che la dirigenza non è all’altezza. Ora, dopo il “fallimento totale”, per citare lo striscione esposto dalla Curva Nord Inferiore, la misura è colma e l’unica risposta da parte di veri professionisti sarebbe quella delle dimissioni collettive. Il Palermo ha bisogno di rifondarsi, di ritrovare un’identità e una direzione. Se sono arrivati a fare stancare anche gli irriducibili ultras fedeli nei secoli, significa che servono risposte radicali.
Sono totalmente d’accordo