Crisi Palermo: Dionisi verso l’addio?
Oggi al Barbera andrà in scena l’ultima partita dell’anno, e chissà se Palermo-Bari non sia anche l’ultima di Alessio Dionisi sulla panchina del Palermo. Il clima e l’entusiasmo per il ritorno in Serie B, grazie al miracolo di Silvio Baldini, sono ormai solo un mero ricordo. Per gran parte del pubblico rosanero si è spenta ogni simpatia per questa società, così distante da Palermo e dal suo modo di essere e di vivere il calcio, da essere definita, da uno dei più illustri tifosi rosanero, Salvo Ficarra, alla stregua di un call center.
Dovesse arrivare oggi la quarta sconfitta consecutiva e l’inevitabile avvicinamento alla zona retrocessione, andrebbe necessariamente messo in dubbio l’intero management rosanero: da chi, a Modena e tifando Modena, ne cura gli interessi per conto del CFG, fino ad arrivare a chi si occupa di comunicazione, primo artefice del distacco con la città e i suoi tifosi, passando anche per l’AD meno empatico d’Italia e un presidente desaparecido. Invece siamo certi che, se qualcuno verrà messo in discussione, non si andrà oltre allenatore e direttore sportivo: ottime vittime sacrificali da dare in pasto a una piazza che ha perso la pazienza. Persino tra gli ultimi paladini della Curva Nord si comincia a mugugnare contro la società.
Il mercato di gennaio: tra difficoltà e necessità
Se poi tra qualche ora il Palermo dovesse risultare vincente dalla sfida contro il Bari, si proverà a calmare la piazza intervenendo esclusivamente sul mercato di gennaio, operazione assai complessa perché, al di là della slot liberata da Lucioni, non sarà facile liberare spazi e risorse per operare sul mercato come si dovrebbe. I procuratori, veri padroni del calcio moderno, proveranno a trovare spazio nel calcio che conta per i loro calciatori, che però a Palermo si sono seriamente svalutati.
La situazione di Matteo Brunori è esemplificativa. Al di là della “buona volontà” del procuratore di Brunori, che a Palermo rappresenta anche Ranocchia, un calciatore di 30 anni che non gioca praticamente da sei mesi e decentemente da un anno, quale squadra di A lo pagherebbe dandogli spazio? Il centravanti italo-brasiliano sarà difficile da piazzare persino in Serie B. E se non si vende, acquisendo risorse e liberando spazi, nelle condizioni di Brunori si trova almeno il 60% della rosa, sarà molto complicato riuscire a rivoluzionare la squadra garantendosi altri 3-4 mesi di vita tranquilla con i tifosi. Perché, in realtà, cambiare calciatori, allenatori e DS sono semplicemente cure palliative.
Rispetto e passione: ciò che i tifosi chiedono davvero
Questa società è fatta da uomini sbagliati. Prendiamo ancora una volta l’intervista di Salvo Ficarra a Repubblica come spunto per completare il ragionamento: noi tifosi del Palermo non abbiamo bisogno di vincere o di andare in Serie A a tutti i costi, sarebbe quello che merita la quinta città d’Italia, ma chi tifa Palermo non ha scelto la via facile. Altrimenti, come il 70% di questa città, anche i tifosi rosanero si trasformerebbero in juventini, interisti o milanisti. A noi non interessano i risultati, ma l’amore e il rispetto per la città, la sua storia e i suoi tifosi.
Cosa che, se con Mirri — vera o di facciata, poco importa — era presente persino nella narrazione delle più amare delusioni (le t-shirt di Palermo-Vibonese ne sono un esempio), con questa società di arabo-catalano-emiliani non ne abbiamo mai visto neanche un barlume. La nostra storia, dalla Cassata a Toni, Amauri e Pastore, è citata solo ed esclusivamente per fare cassa attraverso il merchandising.
Senza cuore non può esistere il calcio a Palermo. Così, mentre chi non è capace di curare il malato discute su quale farmaco usare, il malato sta morendo e, con esso, una storia di passione lunga quasi 125 anni. Magari, forse, con il City Football Group il Palermo non sarà mai dichiarato fallito dal potente del calcio di torno, ma tifare per un call center è operazione assai complessa anche per lo stomaco più resistente.