Le Oloturie, chiamate anche cetrioli di mare per la forma che ricorda quella dell’ortaggio, sono echinodermi, invertebrati, come la stella marina e il riccio di mare. Ed hanno adesso un elevato valore economico vengono infatti pescate a scopo alimentare perché in alcuni paesi sono considerate delle prelibatezze, in particolare in Oriente, in Cina hanno un prezzo che oscilla tra i 10 e i 600 dollari al chilo, mentre alcune specie particolarmente pregiate possono costare fino a tremila dollari al chilo.
L’eccessivo prelievo di oloturie ne sta mettendo a rischio la sopravvivenza. Ma con la loro estinzione si mette a rischio anche la nostra sicurezza alimentare. I cetrioli di mare sono infatti organismi filtratori, che riescono ad assorbire virus, batteri, biotossine algali e metalli pesanti, devono pertanto essere pescati in zone di mare non inquinate.
Nel weekend appena trascorso, le Fiamme Gialle della Sezione Operativa Navale di Licata hanno individuato e sanzionato tre pescatori di frodo palermitani intenti alla pesca di oloturie all’interno del Porto di Licata. Tutto tranne che uno specchio di mare considerato non inquinato.
I finanzieri hanno sorpreso i trasgressori con circa 80 kg di Oloturie, specie marina protetta, che erano state catturate utilizzando un piccolo natante d’appoggio e con l’ausilio di autorespiratori. Le Oloturie sono apprezzate nel mercato nero, dove ha raggiunto costi apprezzabili, ma la cui pesca ha pesanti conseguenze anche sull’equilibrio dell’ecosistema per la funzione regolatrice che caratterizza la specie ittica.
I finanzieri hanno segnalato alla Autorità Giudiziaria i responsabili e sequestrato il prodotto e tutta l’attrezzatura utilizzata.
Redazione – Palermo Post