E’ morto a Bergamo, stroncato da una malattia, all’età di 72 anni Giuseppe Caruso, ex prefetto di Palermo, di cui era stato anche questore nel 2006, anno in cui fu catturato Bernardo Provenzano. Il padrino fu catturato a Montagna dei cavalli, a Corleone, dopo 43 anni di latitanza, l’11 aprile del 2006. Di quella formidabile squadra facevano parte anche Giuseppe Gualtieri, come capo della Squadra Mobile, e Renato Cortese, alla guida della Catturandi. Dopo la chiamata dalle colline di Corleone, “fu un sussulto. Preso”, raccontò più volte quella “soddisfazione immensa” Giuseppe Caruso, sobrio ed esperto investigatore. Un colpo che fece vacillare in modo decisivo il mito della mafia, colpendo uno dei suoi simboli assoluti. Poi questore di Roma, nel capoluogo siciliano tornò nel luglio 2010 da prefetto. Nel giugno dell’anno successivo fu messo al vertice dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, era stato tra i primi a denunciare le storture e le anomalie del sistema.
Profondo cordoglio per l’improvvisa scomparsa è stato espresso da Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, di cui Caruso era cittadino onorario. “Un grande uomo delle istituzioni e amico personale – dice adesso Ammatuna -. Certamente ha ricevuto meno di quanto abbia dato alle istituzioni, verso le quali nutriva un rispetto e un attaccamento senza limiti. Anche se non era più in attività rimaneva sempre una persona attenta alle problematiche della legalità e alla lotta al malaffare, contro le quali si era battuto per tutta la sua vita. Amava molto Pozzallo – ricorda il sindaco – e probabilmente sono stato uno degli ultimi a scambiare opinioni e idee sui temi della legalità, perché proprio qualche giorno prima che partisse per Bergamo abbiamo avuto a casa mia un lungo colloquio, al termine del quale gli ho consegnato dei documenti che mi aveva promesso di analizzare in dettaglio appena possibile. Giuseppe Caruso ha rappresentato per me un punto di riferimento, un sostegno nei momenti di difficoltà e un faro che ha illuminato le scelte più importanti che ho dovuto prendere. Lo Stato, del quale è stato servitore illustre per tanti anni – conclude -, perde un pezzo importante della sua storia”
Redazione – Palermo Post