Monterosi, ovvero la Caporetto di Mirri & Co.

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da Redazione
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Caporetto é una Cittadina slovena di poco più di 1000 abitanti, ma con una grande posizione strategica. Entrata nella storia per la famosa disfatta delle truppe italiane, costrette dall’esercito austriaco a ritirarsi sul Piave alla fine del 1917. Monterosi é una cittadina di poco più di 4000 abitanti, tra Roma e Viterbo, sulla via cassia e fu anch’essa Cittadina che ebbe una funzione strategica rilevante durante il Medioevo.

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Il termine Caporetto é entrato nel vocabolario italiano come sinonimo di grande sconfitta. Una disfatta che fece cadere il Governo Boselli e la testa del generale Cadorna, che cercò di nascondere la sua incompetenza militare, scaricando la responsabilità sulla viltà di alcuni reparti.

Così come, Monterosi dovrebbe entrare nel vocabolario rosanero come sinonimo di disfatta, senza più possibilità di replica. Oggi chi ha ereditato il titolo sportivo per grazia ricevuta dal sindaco Orlando dovrebbe mettersi in discussione, senza indugiare oltre. Dopo il pareggio con l’assai modesto Monterosi, dovrebbero cadere teste. Non tanto per lo scivolone in casa di una neopromossa che ambisce alla salvezza, ma per quello che rappresenta Monterosi, ossia la fine di una grande bugia che si é andata a disvelare proprio lì sulla Cassia dove Papa Adriano IV incontrò il Barbarossa.

Il Palermo ai Palermitani

Sull’onda emotiva del fallimento di Zamparini e di ogni bislacco tentativo di mantenere in vita l’U.S. Città di Palermo, squadra che aveva portato la Città di Palermo ai massimi livelli nel calcio nazionale, la pancia di Palermo chiedeva un presidente tifoso. Così quando dalla Figc affidarono al Sindaco Leoluca Orlando la ricerca di un proprietario per la nuova società che rappresentasse la Città, non ci furono dubbi il Palermo sarà di un palermitano.

Cosa pretendevamo dalla politica se non l’obbedienza alla pancia della città? E così fu, il Palermo tornò in mano palermitana, sebbene sul piatto vi fossero offerte, mai rese trasparenti, di imprenditori assai seri, ma non palermitani, come Nunzio Colella del gruppo Capri, proprietario di Alcott e Gutteridge. Fu scelto Dario Mirri, persona assai perbene, tifoso del Palermo, che insieme all’Italo Americano Di Piazza fondò la società Hera Hora per rilevare il Palermo. Nome evocativo, la suggestione dei dollari newyorkesi, le grandi capacità comunicative del gruppo capitanato da Mirri ed addirittura l’azionariato popolare (Un autentico flop), tutti ingredienti capaci di ridare entusiasmo ad una piazza ferita.

La serie D

Comincia dalla D il cammino del nuovo Palermo. Il campionato di serie D, il Palermo chiaramente riesce ad allestire una squadra di livello per la categoria. Quando alla prima di campionato il San Tommaso, squadra di un quartiere di Avellino, entra al Renzo Barbera ai calciatori tremano le gambe, così soprattutto all’inizio la D é una cavalcata vittoria dopo vittoria, sembra che si possa archiviare la pratica in un solo anno. Ma proprio sul giro di boa, le avversarie prendono le misure, i risultati cominciano a non essere più tanto buoni, arrivano la sconfitte in casa opera di Savoia e Acireale, arrivano i pareggi con Palmese e Troina e il vantaggio sulla seconda, il Savoia, alla fine del girone di andata é di soli 3 punti. Il Palermo allunga ancora grazie a due pareggi del Savoia e si porta a +7 fino alla ventiseiesima giornata, l’ultima prima del lockdown. Classifica congelata, ma avremmo dovuto affrontare il Savoia e l’Acireale, vincitori al Barbera, in casa loro. La storia non si fa con i se e con i ma, pratica archiviata.

La Lega Pro

Nel frattempo l’improbabile coppia Mirri – Di Piazza comincia a litigare, con l’italo americano che viene messo ai margini e Sagramola, fidatissimo uomo di Mirri, al comando, pronto ad allestire lo squadrone che ci avrebbe dovuto portare in B già un anno fa. Il primo nome ad arrivare é quello di Boscaglia, allenatore di esperienza, con diversi successi nella categoria ed anche una buona reputazione in B. La piazza apprezza, s’illude e spera. Per il resto viene allestita una squadra modesta, fatta per il 90% di calciatori in prestito da altre squadre. L’inizio di campionato é disastroso e i numeri sono da retrocessione. Lentamente i rosanero si riprendono, Filippi, secondo di Boscaglia subentra alla guida della squadra ed emerge Lucca, uno dei giovani di belle promesse prestato dal Torino, che non fa in tempo a portarci agli inaspettati play off, dai quali usciamo contro il meglio attrezzato Avellino, che viene chiamato in B dal Pisa. Passi la cessione di Lucca, non era neanche nostro (ma chi é nostro, a parte Accardi che ha tatuata la maglia rosa nero addosso?), passi anche la mancata promozione, era il primo anno, diamo fiducia.

Comincia la seconda campagna acquisti del duo Mirri – Sagramola, nel frattempo Di Piazza é uscito dalla società e promette ricorsi ed azioni legali. Arrivano ancora prestiti e viene allestita una squadra poco più che modesta, senza nomi in grado di fare la differenza. Qualcuno comincia a chiedersi se questa società abbia la possibilità di riportare la quinta città d’Italia nel calcio che conta. In estate cominciano ad affacciarsi anche i vari Ferrero e addirittura Pietro Lo Monaco a manifestare interesse per la piazza Rosanero. Ma neanche il tempo di rifletterci su che comincia il campionato e due rigori ci fanno archiviare la pratica Latina, poi il pareggio a Messina, la netta sconfitta di Taranto, l’opaco 0-0 con il Catanzaro fino ad arrivare a Monterosi.

Un altro pareggio e la fine della bugia, oggi non ci sono più scuse, non ci sono più colpe da dare al destino cinico e baro e sarebbe perfino ingiusto fare come il generale Cadorna e scaricare le colpe sulla squadra. Questa società non é stata capace, per il secondo anno consecutivo, di allestire una squadra in grado di dominare il campionato di Lega Pro, perché questo deve fare la Fiorentina, o il Napoli, o il Parma, o il Palermo quando si ritrova a competere in questa categoria. Si costruisce una squadra per dominare la categoria con un solo obiettivo la B diretta. Se non si hanno le risorse economiche per farlo ci si faccia da parte. Palermo, calcistica e non, ha bisogno di chi investa e con competenza e crei sviluppo nel calcio come in altri ambiti, anche se non é nato e cresciuto a Palermo.

Lorenzo Asta – Palermo Post

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