In Thailandia
Il salvataggio dei 12 ragazzi in Thailandia ha riportato alla mia memoria un fatto che commosse l’Italia intera, la caduta di Alfredo Rampi nel pozzo. Proprio l’11 Luglio del 1981, ventotto giorni dopo il decesso, veniva recuperato il cadavere di Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano vicino Frascati a soli 6 anni. 21 milioni di italiani assistettero con il fiato in gola al primo reality della tv. 18 ore di diretta su rai due, convinti di raccontare uno straordinario salvataggio e invece testimoni della peggiore tragedia possibile: la morte di un bambino.
Pensavo ad Alfredino mentre al tg si elogiavano i salvatori dei ragazzi in Thailandia. L’impegno, la precisione, l’attrezzatura utilizzata e mi dicevo “oggi il piccolo Alfredino sarebbe stato salvato, se avessero avuto le attrezzature moderne. Come scordare le manette che scivolavano dai suoi polsi o le imbracature farlocche degli anni ’70. Come faccio a ricordare perfettamente quelle 18 ore di diretta tv? Le interviste, i commenti, i tentativi falliti?
Perché, a distanza di 37 anni quell’episodio è indelebile, mentre a stento ricordo cosa passarono in tv il 19 Luglio del 1992? Eppure la strage di via D’Amelio, in cui morì Palo Borsellino, sebbene mi toccasse da vicino? Non solo avvenne nella mia città, non solo quello era il mio quartiere, ma dopo Falcone eravamo tutti emotivamente coinvolti. Avevo anche l’età per ricordare bene un episodio così toccante, ricordo i funerali, ma non ricordo cosa dissero quel giorno in tv.
La perdita dell’Innocenza.
Allora ho provato a riesumare i miei ricordi televisivi. A sprazzi ricordo notizie, goal ai mondiali, qualche impresa sportiva, ma nella mia memoria non c’è ricordo così lontano e così nitido come per quelle 18 ore.
Il fatto è che in quelle 18 ore io, 21 milioni di italiani e la tv italiana (fino ad allora così pudica e composta) abbiamo perso l’innocenza. La morbosità del racconto di cronaca live, che ci entra dentro e fa vibrare le nostre corde emotive, ti tiene attaccato allo schermo, ti fa passare in rassegna l’intero ventaglio delle tue emozioni, dalla compassione fino all’odio profondo.
Nel giugno del 1981 abbiamo perso l’innocenza ed intrapreso un cammino che ha lentamente snaturato i valori cardine della nostra cultura. Oggi esistono intere trasmissioni che non hanno altro scopo oltre a quello di tenerti attaccato allo schermo grazie alla loro morbosità.
Quel giugno abbiamo scoperto che l’italiano medio non ama spiare dal buco della serratura la propria cameriera, come ci mostravano i film trash dell’epoca, quanto piuttosto vedere pezzi di drammi reali con turpe morbosità. Da allora tante dirette live ed interi programmi fondati sul nulla hanno instillato i peggiori istinti nel nostro ventre.
Così quando sento che i media in Thailandia non comunicano i nomi dei primi bambini salvati, per non urtare la sensibilità dei familiari di quelli ancora da salvare, non posso che provare invidia per una civiltà millenaria che ha resistito alla tentazione di rifondarsi attraverso la sottocultura dell’audience a tutti i costi.
Simone Di Trapani – PalermoPost