La leggenda di Dafni a Cefalù

Redazione
da Redazione
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Vista dal mare appare come una città distesa ai piedi di un gigantesco altare. A sormontarla infatti è un’imponente roccia dalla forma geometrica e regolare, un Uluru siculo potremmo dire. Una montagna sacra che custodisce Cefalù e la leggenda di Dafni.

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La Leggenda di Dafni. Il mito

Dafni fu allevato da Apollo, Pan e Artemide, divinità che gli insegnarono l’arte della musica e della poesia bucolica. Si dedicò quindi sin da bambino al pascolo e alla declamazione di canti agresti.

Col tempo divenne un giovane di aspetto incantevole. Era così bello che tutte le fanciulle si innamoravano di lui. Tra queste la ninfa Achenais, figlia della dea Giunone, con la quale Dafni convogliò a nozze dopo la sacra promessa di fedeltà.

Secondo la leggenda un giorno il re Zeno invitò Dafni a declamare i suoi versi ad una festa. Tutti rimasero colpiti dal suo canto come dal suo aspetto. La regina Clifene più di tutti.

Clifene diede al pastore un potente vino mischiato ad alloro (pianta che nella cultura degli antichi aveva effetti afrodisiaci). Approfittando della sua condizione di sbandamento la regina ne approfittò per appartarsi con lui e consumare così la passione adultera.

La ninfa Achenais venne a conoscenza del tradimento. Infuriata e ferita nell’animo ordinò alla madre Giunone di punirlo col castigo riservato agli spergiuri. L’accecamento.

Cieco e affranto Dafni prese a vagare per le campagne e monti suonando tristi canzoni e urlando tutto il suo dolore. Giunto nei pressi di Cefalù, in cima alla collina, fece per lanciarsi nel vuoto.

Il dio Ermes, straziato dal suo dolore, lo salvò tramutandolo in pietra proprio sull’orlo del precipizio in cima alla rocca.

Una seconda versione, tuttavia, vede la pietrificazione del pastore a Gratteri, qualche km nell’entroterra. Qui, oggi, è possibile vedere su un crostone una roccia antropomorfa che tutti chiamano A tièsta.

Il Cefalino

A tièsta, o la pietrificazione di Cefalù, non sono l’unica traccia legata a la leggenda di Dafni.
Si racconta infatti che la ninfa Achenais, afflitta dal dolore per aver peso il suo amore, si abbandonò ad un pianto disperato. Dalle sue lacrime si generò il fiume Cefalino. Il fiume ha origine proprio nel massiccio montuoso della Prace (a Gratteri) e scende a valle fino a riversarsi nel mare attraverso il lavatoio di Cefalù.

Dafni l’anima della Sicilia

Ripresa dal molti poeti del mondo antico (Stesicoro, Teocrito, Diodoro Siculo) la leggenda di Dafni presenta molte tradizioni, spesso diverse tra loro.

Secondo lo storico Ciaceri Emanuele, tale varietà è dovuta al fatto che la leggenda sia in verità un riadattamento greco di un culto preesistente e indigeno. Se così fosse potremmo definire quella di Dafni una leggenda esclusivamente sicula. O un Pan, dio della vita agreste, tutto siciliano.

Ma se da una parte potrebbe essere una leggenda indigena, dall’altra non mancano riferimenti all’inevitabile influenza greca. Citato da Virgilio, nelle opere pastorali, come il creatore del canto bucolico, Dafni si collega a quella tradizione greca che vedeva i pastori come dei poeti.

Come e dove si sia originata questa leggenda non possiamo saperlo con certezza. Possiamo però pensare ad una Sicilia interna dove il canto accompagnava le attività di gestione dei greggi. Se la vediamo da questo punto di vista la leggenda di Dafni ha la capacità di offrirci con incanto e meraviglia uno scorcio di quella Sicilia.

 

Gianpaolo Roselli

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