A tre anni dal suo debutto, torna l’eroe mascherato siciliano creato da Vincenzo Sacco. Il ritorno del Malombra (Edizioni Spartaco – Link al Libro) non è solo un romanzo storico-avventuroso con pennellate gotiche, ma un’indagine sull’identità e sul senso della giustizia. Questa volta, il Malombra, alter ego del principe Leonardo Valentini, si confronta con i propri demoni interiori e con la proto-mafia del Regno delle Due Sicilie, in un contesto che ricorda l’epopea di Zorro e le atmosfere dei Beati Paoli.
A distanza di tre anni Malombra ritorna ad incantarci con le sue atmosfere noir, ma questa volta l’eroe, oltre ad imprese mirabolanti, affronta anche sé stesso, raccontaci come questo personaggio, tra mito e folklore, arriva a questa introspezione.
La leggenda del Malombra, con il suo spirito avventuroso, si chiedeva che senso potesse avere un giustiziere siciliano. Che significato avesse in un territorio dove qualcuno si era già sostituito allo Stato, e non erano i supereroi come in America, ma la protomafia: lì i buoni, qui i super-cattivi. Del resto è un personaggio che si presta a queste riflessioni e, grazie sempre al grande lavoro di Edizioni Spartaco, è tornato ancora una volta in libreria per fare un passo in avanti. Ne Il ritorno del Malombra il nostro giustiziere incontra un nemico mai visto prima e riceve un attacco sistemico: non riguarda solo il Malombra, ma anche il suo alter ego, il principe Leonardo Valentini che vive nel castello sopra il villaggio. Il Malombra viene attaccato con la ferocia di uno squalo e messo in un angolo, Leonardo viene privato di ogni risorsa e dei suoi affetti più cari. Solo con se stesso, vede le sue certezze crollare. Arrivando a porsi una domanda molto umana: perché devo rischiare me stesso per salvare quelli che mi odiano? Ha senso continuare a farlo anche se loro per primi non apprezzano quello che faccio?
Narrazioni storiche che raccontano con dovizia di cronaca la Sicilia dell’ottocento, un personaggio popolare che incarna le fattezze di un supereroe, incredibili imprese. La saga del Malombra è dunque un romanzo storico, fantasy o possiamo affermare che dà vita ad un genere letterario innovativo?
Il ritorno del Malombra è sia un romanzo storico sia un romanzo avventuroso con una pennellata di gotico. Come se I Beati Paoli avessero incontrato Zorro. Anzi, il Malombra è come Zorro nel Regno delle Due Sicilie! Sullo sfondo dei moti del 1848, il Malombra difende l’immaginario villaggio di San Sallier sui Nebrodi, un po’ come il villaggio di Asterix che ancora resiste all’invasione… Ovviamente il Malombra protegge San Sallier dal primo partito mafioso, che andava a sostituirsi al regno come uno stato alternativo. Ma quindi il Malombra, che si fa giustizia da solo, sarebbe anche lui un malvagio? Chiaramente io guardo anche al genere supereroistico, che oggi è predominante come lo era il western negli anni ’50. Le storie di supereroi e quelle di frontiera hanno una cosa in comune: sia i superuomini sia i pistoleri fuorilegge combattono solo contro chi è peggiore di loro. In quest’ottica trova un senso il giustizialismo del Malombra.
Il Puparo è un altro personaggio popolare che, nell’immaginario collettivo, incarna una delle più celebri tradizioni del meridione. Ne il ritorno del Malombra possiamo considerarlo, invece, come una allegoria?
Dopo che la pace è tornata al villaggio di San Sallier, arriva il Puparo a scombussolare le loro vite. Il villaggio è descritto come un presepe animato: abbiamo i pastori, gli allevatori e gli artigiani, tanti animali (le pecore, i galli e pure la vacca cinisara!), ci sono i soldati che non sono quelli di re Erode ma quelli borbonici. Siccome alcune tradizioni sostengono che mimetizzato tra la folla del presepe ci sia anche il diavolo, io ci ho messo il Puparo! Arriva con un grande schiamazzo conducendo il Circo degli Orrori e i suoi freaks come Elephant Man, le gemelle siamesi, la Sirena Cannibale e Jafar. Ma la sua vera forza è più subdola e nascosta: con il suo teatrino dei Pupi racconta al villaggio una versione diversa del loro paladino. Così, il Malombra che tutti credevano di conoscere, diventa improvvisamente il nemico odiato da tutti. La manipolazione del Puparo è mediatica a tutti gli effetti, ed è una evidente messa in scena di quella “macchina del fango” che molti dei nostri eroi hanno dovuto affrontare. Nonostante il Puparo venga inizialmente presentato come un caos esterno indipendente da tutti, quello che fa ci dimostra gradualmente che il suo caos è un prodotto interno proprio della nostra società.
Ancora una volta spicca la figura femminile di Doriana, una donna che poco si identifica e si adatta al periodo storico in cui vive, la sua presenza intrepida ed esuberante può definirsi come un chiasmo del protagonista maschile?
Doriana sta soffrendo un grave dolore, si è autoreclusa nel suo palazzo al centro del villaggio dove si sottrae a ogni sguardo. Persino Leonardo, ancora ed eternamente innamorato di lei, non riesce più a vederla. Il lettore, come Leonardo, dovrà faticare per reincontrarla. Perché l’altro non è mai scontato. Questo romanzo è accompagnato dalle illustrazioni di Totò Calò di Cala Panama: in uno di questi acquarelli sono ritratti proprio il principe Leonardo e Donna Doriana in una scena molto significativa. Un momento spartiacque per la coppia ma soprattutto per Doriana. Se già la conoscevamo come donna emancipata e anticonformista per l’epoca, è qui che la sua parabola attraversa il momento più oscuro che può però portare a una totale liberazione. Dal controllo maschile così come dalle aspettative della società. Senza rinunciare a essere se stessa.
L’ultima domanda è un’interpretazione di un desiderio di molti appassionati del Malombra: oltre ad aspettare con trepidazione il terzo romanzo, si può sperare ad una trasposizione cinematografica della saga?
Il Malombra tornerà, perché è già tornato, e perché le leggende vivono per sempre. Come e quando è un segreto che al momento non conosce neanche il Puparo.