Che il management del Palermo FC abbia deciso di proseguire la folle corsa verso il baratro con al timone Eugenio Corini si era già capito da qualche settimana, ma oggi a confermarlo è stato direttamente l’ad del ramo sportivo del City Football Group Brian Marwood.
Giunto a Boccadifalco, accompagnato da Rinaudo e Zavagno, il dirigente della società di Manchester, ha voluto salutare Corini, con il quale ha scambiato qualche parola, per confermargli la fiducia della dirigenza inglese. Già scontata quella di Mirri che quest’estate lo impose su nomi con curricula ben più adeguati. Evidentemente chi dirige la squadra non vede l’evidenza di un fallimento tecnico ormai sotto gli occhi di tutti, o più probabilmente ha messo in conto altre priorità rispetto al mantenimento della categoria.
Il city non ha mai costruito progetti vincenti in Europa, escludendo ovviamente la prima squadra, ma Palermo non è una cittadina francese, belga o un paesino alla periferia di Barcellona. È la quinta città italiana con un bacino d’utenza di milioni di persone nel mondo, essere snobbati in questo modo fa un po’ effetto, soprattutto se si pensa che esisteva una validissima alternativa.
Evidentemente la gravità di una retrocessione subito dopo la miracolosa conquista della B, viene percepita solo da un certo numero di tifosi e qualche collega che comincia a mugugnare, ma per il management va tutto bene. Dovremmo abituarci all’uomo vestito di nero, alle sue scelte incomprensibili, alla presunzione spavalda chi chi non potendo parlare sul campo si agita fuori offendendo l’intelligenza di migliaia di tifosi. Un sergente di ferro, che a giudicare dall’impegno dei suoi uomini sembrerebbe non sia troppo amato neanche dallo spogliatoio rosanero.
Liberarsi di questa zavorra sarebbe stato auspicabile, adesso a nostro avviso il tempo non c’è più, sarà difficilissimo restare in serie B con quasi un terzo di campionato alle spalle con una media punti inferiore ad uno.